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giovedì 13 febbraio 2020

Ti accarezzavo la schiena


RUTGER KOPLAND

LA TUA SCHIENA

Finché ti vedevo la schiena - come se tu volessi qualcosa da me

ecco perché ti accarezzavo la schiena con gli occhi
oh, da quanto la conoscevo

non mi andava di pensarlo, quel luogo comune
ma erano i miei occhi a pensarlo
tutto in noi è storia tutto

dev’esserci stato un tempo in cui noi
ancora non esistevamo, un tempo lontano

volevo accarezzare la tua schiena senza cercare me stesso
sotto la tua pelle e non vi cercavo neppure te
là nessuno ci trova

amore è una parola per qualcosa di diverso
da ciò che cercavo, non è stato l’amore a farci
ci ha fatti uno strumento noncurante attento
paziente, lo stesso
che tornerà ad annientarci

conosciamo le taciturne stampe anatomiche
che mostrano come si è

le vertebre bianche le costole le scapole
bianco scheletro indifeso con cui
si comincia e si finisce

ecco perché ti accarezzavo la schiena con gli occhi

(Je Rug, da Finché saremo liberati, 1997 – Traduzione di G. Faggin e G. Nadiani)

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Il poeta olandese Rutger Kopland con il suo stile piano e amante della parola comune, pratica spesso il tema sentimentale enfatizzando un momento comune e costruendovi sopra una riflessione sulla transitorietà dell’essere umano. Come in questo caso, dove la schiena della moglie diventa il trampolino di lancio per una meditazione sull’amore e sulla provvisorietà del vivere.

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DIPINTO DI ROB HEFFERAN

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LA FRASE DEL GIORNO
Se non mescoli la tua anima con un bastone ogni giorno, si congela.
RUTGER KOPLAND




Rutger Kopland, pseudonimo di Rudi van den Hoofdakker (Goor, 4 agosto 1934, – Glimmen, 11 luglio 2012), poeta olandese. Ottenne grande popolarità per il suo stile accessibile, premuroso, la sua leggera ironia, il suo sentimentalismo.


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