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sabato 15 febbraio 2020

Centenario di René Guy Cadou


Nasceva il 15 febbraio del 1920 il poeta francese René Guy Cadou. Ragazzo reso malinconico dalla precoce scomparsa della madre, portò nella sua poesia quella nostalgia di lei, del paese di Sainte-Reine e di quell’infanzia bucolica e felice, in seguito affiancate dal tema della città e della sua vita operaia. Le sue prime poesie sono  influenzate dallo stile di Pierre Reverdy, ma la guerra e l’incontro con Max Jacob fanno evolvere i suoi versi su una china più struggente. Una delle sue poesie di questi anni, “I fucilati di Chateaubriant” racconta un episodio della barbarie nazista cui assistette di persona. Con un gruppo di giovani poeti di Rochefort-sur-Loire, in rottura con il conformismo letterario imposto dal regime di Vichy, rivendicò allora il diritto di cantare l’amore per la vita, la libertà, la fraternità umana. Nel 1943 incontrò Hélène Laurent, poetessa, con la quale iniziò una corrispondenza letteraria e amorosa; la sposò nel 1946 e  la cantò in versi in “Hélène o il regno vegetale”. Maestro di scuola a Louisfert, vi morì di cancro a soli 31 anni.

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LA POESIA

Ti cerco sotto le radici del mio cuore
come un bambino dall’intelligenza ritardata che ha paura
di entrare in acqua e parla da suolo e agita le mani
«Dio mio, fa’ che quest’acqua non mi schiacci come il Tuo Mulino»
Io indugio risoluto presso i colchici e i salici
Lasciami guardare da sopra la tua spalla
la strada luccicante e l’erba verde
senza desiderare mai altro che questo
Ma Dio che non sentiva l’amore da quell’orecchio
«Tu scenderai fino al fondo  di te e io guarderò
il tuo andare e venire. Tu dovrai trovare
nell’acqua dei miei sguardi la nocciola caduta»
Gli occhi vaghi come una guardia di frontiera
di fantasticherie malate e sensi rovinati
immergo con dolcezza le mani nella luce
senza pensare un istante a ritrarle
perché mi piace aiutare un corpo che si avventura
e cerca là la sua forma prediletta
lo spettacolo di un’anima cieca che sussurra
lungo il muro di pietra dell’eternità.

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L’AMORE

La duplice pesca dei tuoi seni
nella coppa della giornata
ecco sollevarsi il tuo ventre
tra i rami del fico
ecco la stanza che pulsa
come una tempia delicata
e un versante del cielo che inonda
la più bella al mondo adagiata
sotto la dolce tua mano stesa
simile a felci ricurve
penetrerò il mistero
di una carne all’anima conquistata
come un’acqua freschissima che si trae
lentamente dal fondo del pozzo
ti ricopri d’un velo di vapore
che dissimula il tuo sorriso
Le mie dita conoscono il sistema
per svegliarti e farti fiorire
per perderti prima di dormire
come una bimba nella foresta.


(da I sette peccati capitali, 1949)

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LA FRASE DEL GIORNO
Mi piacerebbe molto questa critica della poesia: la poesia è inutile come la pioggia.
RENÉ GUY CADOU




René Guy Cadou (Sante-Reine-de-Bretagne, 15 febbraio 1920 – Louisfert, 20 marzo 1951), poeta francese. Ragazzo malinconico, portò quella sua nostalgia nella sua poesia. Tra i suoi temi la vita, l’amore, la fraternità e il ricordo dell’infanzia vista come un tempo felice.


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