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martedì 20 agosto 2019

Le nostre estati


VITTORIO SERENI

GLI SQUALI

Di noi che cosa fugge sul filo della corrente?
Oh, di una storia che non ebbe un seguito
stracci di luce, smorti volti, sperse
lampàre che un attimo ravviva
e lo sbrecciato cappello di paglia
che questa ultima estate ci abbandona.
Le nostre estati, lo vedi,
memoria che ancora hai desideri:
in te l’arco si tende dalla marina
ma non vola la punta più al mio cuore.
Odi nel mezzo sonno l’eguale
veglia del mare e dietro quella
certe voci di festa.

E presto delusi dalla preda
gli squali che laggiù solcano il golfo
presto tra loro si faranno a brani.

(da Gli strumenti umani, Einaudi, 1965)

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Bocca di Magra, un’estate di vacanza per il poeta luinese Vittorio Sereni: Sembra quasi essere un intervallo nel flusso della vita, un momento in cui le cose si fermano, c’è tempo anche per il ricordo, al riposo si alternano le classiche attività di una località di villeggiatura. Eppure, all’occhio del poeta che analizza le cose con gli “strumenti umani”, con quei mezzi pur precari e insufficienti “con cui noi - uomini, umanità - intratteniamo il rapporto col reale”, già si manifesta quello che avverrà alla ripresa.

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FOTOGRAFIA © NEWSPAGE

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LA FRASE DEL GIORNO
La parte migliore? Non esiste. O è un senso / di sé sempre in regresso sul lavoro / o spento in esso, lieto dell'altrui pane / che solo a mente sveglia sa d'amaro.
VITTORIO SERENI, Gli strumenti umani




Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.

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