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venerdì 21 giugno 2019

Lunga furente estate


VITTORIO SERENI

UN’ALTRA ESTATE

Lunga furente estate.
La solca ora un brivido sottile
alle foci del Tresa
sì che alcuno ne trema
dei volti già ridenti,
ora presaghi.
Ma tutto quanto non soggiacque all'afa
s'appunta al volo
degli uccelli lentissimi del largo
avventurati negli oscuri golfi
di un'Italia infinita.


(da Frontiera, Edizioni di Corrente, 1941)

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Alle 17.54 i il sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima: ciò segna l’inizio dell’estate boreale. Ecco la calda stagione raccontata allora dal poeta luinese Vittorio Sereni che sfoggia un incipit virgiliano (Furit aestus) per sottolineare l’arsura estiva, quelle che un tempo venivano chiamate “vampe d’estate” e che ora vengono definite “bolle di calore”, appena mitigate dalla brezza che soffia dove il fiume Tresa confluisce nel Lago Maggiore.

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FOTOGRAFIA © TOPFLIGHT

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LA FRASE DEL GIORNO
Vorrei che fosse sempre estate e che nessuna anomalia atmosferica venisse a turbarla. Essere in disaccordo con le stagioni significa essere in disaccordo con l’esistenza a cominciare da se stessi.
VITTORIO SERENI, Gli immediati dintorni primi e secondi




Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.


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