ANNA ŚWIRZCZYŃSKA
UNA DONNA PARLA DELLA SUA VITA
Un vento mi spinge per le strade,
vento, divinità del mutamento
dalle guance gonfie che soffiano.
Amo quel vento,
mi rallegro
ai mutamenti.
Vado per il mondo
in due o sola
e grati mi sono al tempo stesso
il desiderio e la sua morte
che si chiama appagamento.
C’è qualcosa di troppo in me.
Trabocco dalle mie sponde
come un lievito. Il lievito ha
un suo genere specifico di felicità.
Vado, sempre vado,
a volte si unisce a me un uomo.
Andiamo insieme,
lui dice che è fino alla morte,
poi si perde in un crepuscolo
come cosa senza importanza.
Vado sola,
poi nuovamente a una svolta
appare un nuovo compagno.
Vado, continuamente vado,
un vento mi spinge per le strade.
Sulle mie strade
soffia sempre il vento.
(da Poesia, n. 344, Gennaio 2019 – Traduzione e cura di Giorgio Origlia)
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La vita di una donna, che poi è la vita di tutte le donne: così la racconta la poetessa polacca Anna Świrszczyńska, entrando nella psiche e centrando la sua figura di donna in un mondo molto spesso costruito a misura d’uomo. Così mette in conto l’amore e l’abbandono, la solitudine e i mutamenti, sempre ritta però contro il vento.
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FRANCA FRANCHI, “MOLTO LONTANO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Ti invidio. / In qualsiasi momento / puoi andar via da me. // Ed io da me stessa / non posso.
ANNA ŚWIRZCZYŃSKA
Anna Świrszczyńska (nota anche come Anna Swir) (Varsavia, 7 febbraio 1909 – Cracovia, 30 settembre 1984), poetessa polacca. Rimasta a Varsavia durante l’occupazione nazista, ne narrò in versi la storia. Altri suoi temi sono la maternità, il corpo femminile e la sensualità.
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