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domenica 13 novembre 2016

Nell’ora in cui l’aria s’arancia

 

GIORGIO CAPRONI

RICORDO

Ricordo una chiesa antica,
romita,
nell’ora in cui l’aria s’arancia
e si scheggia ogni voce
sotto l’arcata del cielo.
Eri stanca,
e ci sedemmo sopra un gradino
come due mendicanti.
Invece il sangue ferveva
di meraviglia, a vedere
ogni uccello mutarsi in stella
nel cielo.

(da Come un’allegoria, 1936)

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La poesia sa sorprenderci così, con la bellezza meravigliosa di un cielo al tramonto per le strade di città nella sosta di un momento con la donna amata, come in questi versi del giovanissimo Giorgio Caproni: c’è in quell’atmosfera l’occasione di comprendere che qualcosa, come un’allegoria (e questo è il titolo della raccolta, in effetti), può trascendere il reale.

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Vacanze

FOTOGRAFIA DAL SET DI “VACANZE ROMANE” © PARAMOUNT PICTURES

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LA FRASE DEL GIORNO
Amiamo i tramonti perché svaniscono.
RAY BRADBURY, Ritornati dalla polvere




Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.


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