VITTORIO SERENI
STRADA DI CREVA
I
Presto la vela freschissima di maggio
ritornerà sulle acque
dove infinita trema Luino
e il canto spunterà remoto
del cucco affacciato alle valli
dopo l’ultima pioggia:
ora
d’un pazzo inverno nei giorni
dei Santi votati alla neve
lucerte vanno per siepi,
fumano i boschi intorno
e una coppia attardata sui clivi
ha voci per me di saluto
come a volte sui monti
la gente che si chiama tra le valli.
II
Questo trepido vivere nei morti.
Ma dove ci conduce questo cielo
che azzurro sempre più azzurro si spalanca
ove, a guardarli, ai lontani
paesi decade ogni colore.
Tu sai che la strada se discende
ci protende altri prati, altri paesi,
altre vele sui laghi:
il vento ancora
turba i golfi, li oscura.
Si rientra d’un passo nell’inverno.
e nei tetri abituri si rientra,
a un convito d’ospiti leggiadri
si riattizzano fuochi moribondi.
E nei bicchieri muoiono altri giorni.
Salvaci allora dai notturni orrori
dei lumi nelle case silenziose.
(da Poesie, Vallecchi, 1942)
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Siamo ai primi di novembre, l’1, il 2, i giorni dei Santi e dei Morti e Vittorio Sereni percorre a Creva, frazione della natia Luino, la strada che conduce al cimitero della città: la prima parte della poesia incarna “la facile grazia dell’incanto momentaneo”, come rilevato da Dante Isella, con quella campagna dove l’inverno sembra non essere ancora arrivato nel sole che fa brillare il lago. La seconda parte è invece il superamento di questa impressione: Sereni nel giorno della Commemorazione dei defunti varca la frontiera metafisica e si addentra in quel dialogo con chi non c’è più ma ancora vive dentro la sua anima e nelle radici, nel paesaggio, nei luoghi.
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CREVA IN UNA CARTOLINA D’EPOCA
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LA FRASE DEL GIORNO
Voi morti non ci date mai quiete / e forse è vostro / il gemito che va tra le foglie / nell'ora che s'annuvola il Signore.
VITTORIO SERENI, Frontiera
Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.
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