RABINDRANATH TAGORE
IL GIARDINIERE, LXXXV
Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d'oro delle nuvole
che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa.
Nella gioia del tuo cuore che tu possa sentire
la vivente gioia che cantò, in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta, attraverso cento anni.
(da Il giardiniere, 1913 - Traduzione di Brunilde Neroni)
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Chi sei tu, lettore? Be’, siamo noi ormai quelli che leggono le poesie di Rabindranath Tagore cent’anni dopo che furono scritte. Siamo noi i destinatari di questo messaggio in bottiglia o, se volete, di questa capsula del tempo che il poeta indiano ha lasciato in quel libro edito nel 1913. E, leggendo, facciamo rivivere il suo spirito, immaginando quei fiori di un antico giardino, quel cielo di cento anni fa, ma soprattutto facciamo nostro il suo sentire, il suo gioioso canto poetico secondo l’assioma di Octavio Paz che amo spesso ripetere: “Ogni lettore è un altro poeta; ogni testo poetico, un altro testo”.
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DIPINTO DI MIKE FLAN
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LA FRASE DEL GIORNO
Mio poeta, la tua gloria è vedere la tua creazione attraverso i miei occhi e ascoltare / attraverso i miei orecchi la tua stessa armonia?.
RABINDRANATH TAGORE, Il giardiniere
Rabindranath Tagore, nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur (Calcutta, 7 maggio 1861 – Santiniketan, 7 agosto 1941), poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese. Insignito del Nobel nel 1913 “per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole proprie, parte della letteratura occidentale”.
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