Due poeti del ‘900 italiano per salutare settembre, il mese che conduce al declino l’estate e introduce all’autunno: mese di decadenza quindi, dove i primi brulli vengono a colorare gli alberi e le colline. Il poeta livornese Giorgio Caproni respira l’aria del settembre ligure, nel paese natale della futura moglie Rina, che sarà la compagna di tutta la sua vita. Il poeta tarantino Raffaele Carrieri si concentra invece sui profumi e sugli odori settembrini.
GIORGIO CAPRONI
A RINA
Nell’aria di settembre (aria
d’innocenza sul chiareggiato
colle) sopra le zolle
ruvide mi sono care
le case a colori grezzi
del tuo paese natale.
Scherzano battendo l’ale
candide sui tetti a fiore
giunti, le colombelle
nuove.
Mentre commuove
dei voli l’aria il giro
tondo, nel cielo ai tocchi
festevoli delle campane
è il lindore dei tuoi virginei
occhi.
(da Ballo a Fontanigorda, 1937)
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RAFFAELE CARRIERI
SETTEMBRE
Sapore d'avana
ha settembre
e spessore
di fustagno.
Il fieno odora
di donna
e il cielo
di guanti nuovi.
(Da Lamento del gabelliere, Mondadori, 1946)
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LA FRASE DEL GIORNO
Settembre, incanto di convalescente / che giocando con nulla si contenta.
NICOLA MOSCARDELLI, Gioielleria notturna
Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.
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