LEONARDO SINISGALLI
LA LUCE ERA GRIDATA A PERDIFIATO
La luce era gridata a perdifiato
Le sere che il sole basso
Arrossava il petto delle rondini rase.
Ora e sempre più viva
Sarà la smania di far notte in me solo
E cercar scampo e riposo
Nella mia storia più remota.
Ogni sera mi vado incontro a ritroso.
(da Vidi le Muse, Mondadori, 1943)
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Cesare Pavese scrisse nel Mestiere di vivere.“L’infanzia non è soltanto l’infanzia vissuta, ma l’idea che ce ne facemmo nella giovinezza, nella maturità, ecc. Per questo appare l’epoca più importante: perché è la più arricchita dai ripensamenti successivi”. La pensa così anche il poeta lucano Leonardo Sinisgalli, che trova rifugio in quella fantastica infanzia, dove tutto era possibile, a partire dalla sinestesia del primo verso, che consente alla luce di essere addirittura gridata e al poeta di ritrovare la madre: “Ora so non dolermi / Se la mano nel buio / Tocca il fondo e tu non ci sei. / Allora cercavo la tua ombra / In quella del muro / Sulla terra bianca / d’infanzia. / I compagni gridavano a perdifiato / Freschi di capelli nell'afa. / Tu muovevi la polvere dietro le spalle”.
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VICTOR GABRIEL GILBERT, “BAMBINI CHE GIOCANO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Tutte le passioni passano e si spengono tranne le più antiche, quelle dell’infanzia.
CESARE PAVESE, Il mestiere di vivere
Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta, saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.
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