ALEJANDRA PIZARNIK
POESIA PER EMILY DICKINSON
Dall’altro lato della notte
l’attende il suo nome,
la sua ansia surrettizia di vivere,
dall’altro lato della notte!
Qualcosa piange nell'aria,
i suoni disegnano l'alba.
Lei pensa all’eternità.
(da La figlia dell'insonnia, Crocetti, 2015 - Traduzione di Claudio Cinti)
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L’omaggio di una poetessa a un’altra: la tormentata argentina Alejandra Pizarnik, che si uccise inghiottendo una dose eccessiva di Seconal, trova qualcosa di sé nella ossessionata americana Emily Dickinson (1830-1886), che visse senza uscire mai di casa gran parte della sua vita. Una ventina d’anni fa ricordo di avere acquistato un volumetto di Stampa Alternativa – quei fascicoli che venivano venduti a mille lire – con le poesie della Dickinson: l’antologista l’aveva intitolato “Dietro la porta”. Ecco, dall’altro lato della porta, dall’altra parte della notte si aprono la vita e la morte, il mondo: “Ho celato me stessa nel mio fiore. Quando dentro il tuo vaso appassirà, inattesa tu, forse, sentirai quasi una solitudine, per me”.
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ISABELLE ARSENAULT, “EMILY DICKINSON”, PART.
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LA FRASE DEL GIORNO
Come se il mare separandosi / svelasse un altro mare (…) / questo è l’eternità.
EMILY DICKINSON, Poesie
Alejandra Pizarnik (Avellaneda, 29 aprile 1936 – Buenos Aires, 25 settembre 1972), poetessa e traduttrice argentina. La sua poesia è la risposta alle ansie e alle crisi depressive che la portarono a uccidersi ingerendo 50 pastiglie di Seconal: pura indagine, continua domanda sull’esistenza, sulla colpa e sull’eterno soffrire.
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