VINCENZO CARDARELLI
LARGO SERALE
È l’ora dei crepuscoli estivi –
quando il giorno pellegrino
si ferma e cade estenuato.
Dolcezza e meraviglia di queste ore!
Qualunque volto apparisse in questa luce
sarebbe d’oro.
I riflessi di raso degli abitati sul lago.
Dolce fermezza di queste chiome
d’alberi sotto i miei occhi!
Alberi della montagna italiana.
Di paese in paese
gli orologi si cantano l’ora
percuotendosi a lungo nella valle
come tocchi d’organo gravi.
Poi più tardi nella festa notturna,
la lentezza dei suoni dura ancora…
(da Poesie, 1936)
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Sono sere dolcissime queste intorno al solstizio che godono ancora della lunghezza del giorno, che sembra non volere mai finire e si attarda a disegnare nuvole di rame nel cielo occidentale. È quella l’estenuazione, il languore che sottolinea Vincenzo Cardarelli: si rimane lì stupiti a osservare il crepuscolo dopo le nove di sera, a sentirne quel gusto magico di pace che emana quiete e tranquillità e la meraviglia ci riempie di dolcezza come un Largo musicale, tempo lento e solenne.
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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA
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LA FRASE DEL GIORNO
È al crepuscolo che ci si isola, / alla caduta del sole.
PÄR LAGERKVIST
Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. Sorta dall’Avanguardia degli Anni Dieci, la sua poetica rivela influssi dell’espressionismo linguistico e del frammentismo, ad esprimere temi come lo sradicamento, il viaggio, l'adolescenza, la perdita di identità.
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