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domenica 29 marzo 2015

Abbandonato nell’infinito

 

GIUSEPPE UNGARETTI

UN’ALTRA NOTTE

In quest’oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso

Mi vedo
abbandonato nell’infinito

Vallone il 20 aprile 1917

(da L’Allegria, 1931)

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“Egli si è maturato uomo in mezzo ad avvenimenti straordinari ai quali non è mai stato estraneo. Senza mai negare le necessità universali della poesia, ha sempre pensato che, per lasciarsi immaginare, l’universale deve attraverso un attivo sentimento storico, accordarsi colla voce singolare del poeta”: scriveva nella nota di prefazione a tutte le edizioni dell’Allegria Giuseppe Ungaretti. Sembra di vederlo, soldato, seduto a contemplare le stelle in una notte in cui la guerra riposa, in quella depressione che divide il Carso isontino da quello sloveno: un piccolo uomo davanti all’infinito.

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Zavan

FOTOGRAFIA © ZAVAN

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LA FRASE DEL GIORNO
Ora mordo  / come un bambino la mammella / lo spazio // Ora sono ubriaco / d’universo.
GIUSEPPE UNGARETTI, L’Allegria




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


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