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giovedì 22 gennaio 2015

L’acuta voce del bambino

 

KO UN

DI RITORNO DALL’HIMALAYA

Non provavo dolore.
Era un giorno freddo
in cui desideravo togliermi gli occhi
e metterne altri.
Di ritorno dall’Himalaya
un bambino mi chiese
che cosa ci fosse lì.
Desiderai diventare anch’io l’acuta voce del bambino.

(da L’isola che canta, Lietocolle, 2009 - Traduzione di Vincenza D’Urso).

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Ko Un, poeta coreano più volte candidato al Nobel per la Letteratura, è stato per anni un monaco buddhista. Troviamo in questi versi la sua “ansia” di verità, la ricerca continua di una risposta che non riesce a trovare e che forse si può solamente sfiorare. Sta tutta in questo non detto, nell’incontro con un bambino che gli domanda che cosa abbia visto sull’Himalaya e che gli fa comprendere di non avere trovato ancora nulla, che c’è più verità nella sua voce acuta che in tutta la sua faticosa meditazione.

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FOTOGRAFIA © SCIENCEFREAK/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Ora accetto i sogni. / Le cose non sono più solo come sono.
KO UN




Ko UnKo Un (Kunsan, 1° agosto 1933), è il massimo poeta sudcoreano del XX secolo. Monaco buddista, tornò allo stato laicale disgustato dalla corruzione del clero. Prese parte alla lotta per i diritti umani nel suo paese negli anni del regime militare, finendo anche in carcere. Sposatosi nel 1983, la sua vita si fece più tranquilla. È stato più volte candidato al Premio Nobel.

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