KO UN
DI RITORNO DALL’HIMALAYA
Non provavo dolore.
Era un giorno freddo
in cui desideravo togliermi gli occhi
e metterne altri.
Di ritorno dall’Himalaya
un bambino mi chiese
che cosa ci fosse lì.
Desiderai diventare anch’io l’acuta voce del bambino.
(da L’isola che canta, Lietocolle, 2009 - Traduzione di Vincenza D’Urso).
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Ko Un, poeta coreano più volte candidato al Nobel per la Letteratura, è stato per anni un monaco buddhista. Troviamo in questi versi la sua “ansia” di verità, la ricerca continua di una risposta che non riesce a trovare e che forse si può solamente sfiorare. Sta tutta in questo non detto, nell’incontro con un bambino che gli domanda che cosa abbia visto sull’Himalaya e che gli fa comprendere di non avere trovato ancora nulla, che c’è più verità nella sua voce acuta che in tutta la sua faticosa meditazione.
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FOTOGRAFIA © SCIENCEFREAK/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Ora accetto i sogni. / Le cose non sono più solo come sono.
KO UN
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