GIOVANNI CRISTINI
SE LA CAPANNA È VUOTA
Ma oggi quale Natale
se sul dosso bianco di neve
più non arranca l’asino
con il suo traino dorato;
se gli alberi del prato
non hanno più cristalli sulle dita,
e il torrente ghiacciato
più non muove il mulino;
se i cammelli hanno perso
la strada della stella
e la capanna è vuota
e sulla buia pietra del camino
non c’è che un po’ di cenere
e carbone?
Quale Natale se oggi
per la tua e nostra fame
non c’è più pane,
e per scaldarsi il cuore
l’uomo alza le mani
tremanti - quasi una resa mortale -
al freddo fuoco del televisore?
(da Famiglia Cristiana, n. 51, 1995)
.
Siamo ormai giunti alla Vigilia di Natale, tra l’affannosa ricerca dell’ultimo regalo e l’equilibrismo per fare i conti con la crisi economica che ci stritola ormai da anni. Ho scelto per oggi i versi con cui il poeta bresciano Giovanni Cristini denuncia la perdita di valori della nostra società, l’assenza della memoria, l’affidarsi forsennato ai mezzi di comunicazione che sembrano un mezzo per alleviare la solitudine e invece spesso altro non fanno che acuirla, allo svuotamento del senso spirituale del Natale, tramutato ormai in una festa commerciale, lontana dallo spirito del presepio.
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MATTIA PRETI, “ADORAZIONE DEI PASTORI”
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LA FRASE DEL GIORNO
Possiamo dirci umani / almeno per una notte / ancora.
DAVID MARIA TUROLDO, Lo scandalo della speranza
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