KO UN
IL DAVANTI DELL’ALBERO
Guarda, gli umani di spalle.
Se Dio esiste,
sarà forse questa la sua forma
in questo mondo?
Persino un albero
ha un davanti e un dietro.
Non necessariamente per colpa della luce del sole.
Non necessariamente per il Sud e il Nord.
Attraverso il suo davanti, io incontro l'albero,
attraverso il suo dietro, me ne accomiato.
E già mi manca, quell’albero.
Non possiede parole, l’albero,
ma se sente parole d’amore
porge più foglie al soffio del vento.
Le foglie del nuovo anno
saranno d’un verde ancora più smagliante.
E quando la nostra estate sarà trascorsa
rifulgerà lì,
d’un rosso fuoco
che nessuno potrà mai eguagliare.
D’un rosso fuoco
che nessuna fine d'amicizia umana
potrà mai terminare.
(da L’isola che canta, Lietocolle, 2009 – Traduzione di Vincenza D’Urso)
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Le poesie di Ko Un colpiscono per quell’atmosfera zen tipica dell’Estremo Oriente – il poeta più volte candidato al Nobel fu per un periodo anche monaco buddhista. Questa trasforma un omaggio agli alberi in una meditazione esistenziale sul fluire delle stagioni, sulla manifestazione stessa della natura: “la parola diviene allusione cosmica dell’oggetto percepito, nesso sincronico di oggetto e senso dell’oggetto” come rileva Paolo Leoncini nell’introduzione all’edizione Lietocolle di questa raccolta.
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IMMAGINE © ANDA BERCEZKY
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LA FRASE DEL GIORNO
Il vento del nord soffiando s'avvicina. / Gli alberi, / alberi d'inverno, tutti, danzano. / Anch'io mi adeguo, e danzo.
KO UN
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