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martedì 28 gennaio 2014

Miei vecchi amori

 

NASOS VAGHENÀS

ODE BARBARA, XIII

Miei vecchi amori. Visibili
ore di un secolo che non vuole morire.
Si rompono continuamente lune intorno a me.
La luce che m’illumina di certo verrà
da stelle spente.

Tutta la notte sradico sentimenti
dal mio petto che resta sempre verde.
Erbacce con radici d’eternità.
Mi stordisce il rumore del tempo.
Scendo

in una notte più profonda di quella vera
con una duplice tenebra negli angoli
e caligini d’usi passati.
Camminando lentamente, attento
a non svegliarvi.

(da Poeti greci del Novecento, Mondadori, 2010 - Traduzione di Filippomaria Pontani)

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Vecchi ricordi riaffiorano dal passato, dai meandri della memoria. Il poeta greco Nasos Vaghenàs, li scava, li recupera con la cura di un archeologo, prova a coltivarli con le attenzioni di un giardiniere, cerca di collegare le suggestioni che essi generano. Ma arduo è il procedimento di ricostruzione del tempo andato, difficile, doloroso addirittura. Meglio andare in punta di piedi attraverso questo museo, come un osservatore silenzioso.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
È meglio aver amato e perduto, che non aver mai perduto niente.

SAMUEL BUTLER




Nasos Vaghenas (Drama, 8 marzo 1945, poeta e traduttore greco della Generazione del’70. Studioso di Seferis, nei suoi versi tenta di riconsacrare la parola poetica, rivitalizzandone l’uso, il ritmo, l’importanza del verso libero, restituendo la grazia naturale di una autorialità non scambiabile.


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