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lunedì 30 settembre 2013

Voce di onde

 

KO UN

LE LINGUE DEL MONDO

Quando il vento parla
volano i suoi capelli e si gonfiano le gonne,
quando il vento non parla
del suo villaggio non si gonfia la bandiera.
 
Quando il cielo parla
si bagnano le vesti
e s'inzuppano i tetti,
frenetiche cadono le gocce.
 
Quando i fiori parlano
il suo volto sorride luminoso.
 
Oltre il mare, nella terra a oriente,
il mondo diventa onde, voce di onde.

(da L’isola che canta, Lietocolle, 2009 – Traduzione di Vincenza D’Urso)

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Natura e anima compongono i versi del poeta sudcoreano Ko Un anche quest’anno tra i candidati favoriti al Nobel per la Letteratura. “La mia poesia non è costretta in uno spazio né delimitata in un tempo. La ritrovo ovunque: sui monti sotto forma di neve, o nel mare quando diventa onda. Di sera la mia poesia è una stella. E quando entra nella storia si trasforma in evento. Nell'oscurità essa prende il posto del sole. È la mia piccola sorgente di luce” come ha spiegato in un’intervista a Repubblica il 25 giugno 2013.

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Gwanghwamun

KEIKO TANABE, “GWANGHWAMUN, SEOUL”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il linguaggio... deve diventare il prodotto del silenzio - sorgente del significato - che viene prima dell'atto della parola
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KO UN




Ko UnKo Un (Kunsan, 1° agosto 1933), è il massimo poeta sudcoreano del XX secolo. Monaco buddista, tornò allo stato laicale disgustato dalla corruzione del clero. Prese parte alla lotta per i diritti umani nel suo paese negli anni del regime militare, finendo anche in carcere. Sposatosi nel 1983, la sua vita si fece più tranquilla. È stato più volte candidato al Premio Nobel.

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