Due poeti che nella canicola di luglio riflettono sul vivere e sul morire: Attilio Bertolucci lo fa in uno di quei tramonti d’estate che sembrano non finire mai, l’ardere del giorno che si protrae illuminando visi ormai scavati; Giorgio Vigolo medita invece in una via romana, Vicolo dei Margana, non lontano dal Vittoriano, davanti a un’antica macelleria che espone quarti di bue.
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ATTILIO BERTOLUCCI
MA SE IL TRAMONTO
Ma se il tramonto dura sulle cime
degli alberi che chiudono la pianura
soffocata da brume estive, il cielo
è una leggera arida spoglia inerte.
Eterno giorno, che cos’è la morte
quando sui visi radianti si posa
la maschera lucente
del tramonto lentissimo di luglio?
Non c’è memoria più, non c’è speranza
nel transito fatale del tempo.
(da Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti, 1993)
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GIORGIO VIGOLO
L’EREMITA DI ROMA, IX
«Macelleria fondata
l’anno milleseicento»:
sul cantone del vicolo
il sole di luglio brucia
gli spiriti anneriti
dove i grumi nel travertino
s’accagliano.
La luce
della canicola
affolla i fantasmi,
richiama al quarto vermiglio
i mangiatori ora ombre
che dal sanguigno pasto
presero fiamma carnale
e ansa ai peccati.
Dai freddi
prati risalgono
al tetro sapore.
(da Linea della vita, Mondadori, 1949)
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MAXIM GRUNIN, “WARM SUMMER SUNSET”
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LA FRASE DEL GIORNO
Così, quando la sera / si fa eterna ed è luglio / ogni cosa esprime una multipla, / sfuggevole presenza.
ÁLVARO VALVERDE, Mecánica terrestre
Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.
Capisco Bertolucci, questa violenza, questo profluvio di energia buono solo per giovinastri e ragazzacce pieni di voglie e di sole. Beati loro e noi vecchi a chiedere ombra ai platani....
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