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mercoledì 12 giugno 2013

Ogni tanto vi è un fiore

 

ÁNGELA FIGUERA AYMERICH

SIAMO DI TROPPO

È così pieno il mondo. Terribilmente pieno.
Di montagne, di piante, di caserme e officine.
Di case con vicini e di bianchi ospedali.

(Ogni tanto vi è un fiore. Non reciderlo, amico.
Qualche volta dei fiumi come vene smarrite).

Quanti treni, aerei, carceri, torpediniere,
motori e banche e cinema e osterie.
Sale operatorie.

Tante graziose stelle e insegne luminose.
(Cognac Barbier, Calzature Eureka e altre ancora).

(E poi anche automobili veloci e più belle
di arcangeli d'acciaio con le ali piegate).

Donne esultanti. (Rouge aux lèvres. Sigarette).
E bimbi che singhiozzano dietro le pareti,
la madre accanto dorme con una pietra al collo.
E bebè custoditi in lettini cromati,
ben pasciuti fra trine e latte condensato.
Dolciastre zitellone col loro cagnolino.

Ragazze dallo sguardo divinamente ottuso.
E biondi adolescenti cui strani desideri
fanno rizzare il pelo.

Il mondo, soprattutto, di uomini è pieno.
Quante mani superflue, camicie rappezzate,
scarpe sdrucite che lambiscono gli asfalti.
Quanti occhi e quante bocche appostate voraci.
Quanti cervelli bianchi e pensieri come pesci
rotanti fra benefici cachet di aspirina.
Per non parlar dei dotti. Quegli strazianti dotti
che vegliano giocando con oscure parole:
Ciclotrone, supersonico, cibernetica e altre.

È così pieno il mondo, ch’io, vi assicuro, amici,
non saprei dove mettermi.
Non so se avrò mai posto.
Son di troppo i poeti.

(da Obras completas, 1986 - Traduzione di Pablo Luis Ávila e Giancarlo Depretis)

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C’è di tutto nel mondo e ne fa un catalogo la poetessa basca Ángela Figueira Aymerich: dai militari alle vamp, dagli straccioni agli scienziati passando per madri, bambini e ragazzi. Un mondo di oggetti e di luoghi, di carceri e ospedali, di macchine da guerra e da lavoro, di fiumi e di montagne, di città e banche dove forse non c’è posto per i poeti. Forse... Perché se la Figuera Aymerich ritiene che i poeti non siano in grado di modificare la realtà, tuttavia la speranza è abilmente nascosta in questi versi: è in “quel fiore” che ogni tanto compare, il non reciderlo è la poesia.

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Fiore

FOTOGRAFIA © TAMMY VITALE

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LA FRASE DEL GIORNO
Vigile e solitario, insonne e sonnambulo, / il poeta mantiene l’insicuro equilibrio.
ÁNGELA FIGUERA AYMERICH




Ángela Figuera Aymerich (Bilbao, 30 ottobre 1902 – Madrid, 2 aprile 1984),  scrittrice spagnola, rappresentante della cosiddetta poesia senza radici della prima generazione spagnola del dopoguerra. Dall'attaccamento al quotidiano e al paesaggio degli esordi è passata ad una visione più impegnata del mondo sviluppando la sua fase di poesia sociale, definita "esistenzialismo solidale".


3 commenti:

  1. Molto bella e interessante!
    Tante volta anch'io mi chiedo se c'è ancora posto per i letterati in questo mondo...anch'io mi sento di troppo o inutile...

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  2. ...un ottimo "sguardo" lucido..profondo..interessante da leggere e riflettere.

    ..raccontato con la destrezza di un addomesticatore di "belve"..belve le parole.
    ciaoo Vania:)

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  3. il ruolo della poesia, della "cultura alta", sembra essere estraneo a questo mondo di veline e meteorine. Ma noi resistiamo...

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