ANTONIA POZZI
BRUGHIERA
I
Accoccolato tra le pervinche
sfuggi
la furia ansante dei cavalli
e l'urlo
dei cani al sole.
Tu sei come il ramarro verde e azzurro
che del proprio rumore si spaura
e hai cari
questi ciliegi appena in fiore, quasi
senz'ombra.
Tenui
profili di colline alle tue ciglia:
e all'orecchio
così curvo sull'erica riarsa
a quando a quando il rombo
dei puledri lanciati per la piana.
II
Con le farfalle raso terra
esitavi
al fiorire della ginestra:
e ad un tratto
enormi ali ti dà
quest'ombra trasvolante in rombo.
Ora ridi,
acciaio splendido,
all'ombroso
imbizzarrirsi dei cavalli, al pavido
balzare delle lepri fra i narcisi.
III
Indugiano
carezze non date
fra le dita dei peschi
e gli sguardi
d'amore che mai non avemmo
s'appendono alle glicini sui ponti –
Ma il fiume
è densa furia d'acque senza creste, nel grembo
porta profondi visi di montagne:
e all'immenso
svolto dei boschi trova lieve il vento,
tocca le fresche nuvole
d'aprile.
28 aprile 1937
(da Parole, 1939)
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Assume toni delicati, quelli dei peschi e dei ciliegi in fiore, delle pervinche e delle ginestre che colorano i prati di primavera, delle glicini nei giardini di aprile, la considerazione di Antonia Pozzi sul disperato amore che la porterà a uccidersi, quello che avvelena la sua giovane vita con una crisi esistenziale che la sconvolge: “Così vedi – frantumo / me stessa in tante povere / inezie / pietose / se m'impediscono di sentire / che questo è l'ultimo addio – / ch'io reco sulle mani il mio / amore morto”. Ma qui, nel rigoglio della bella stagione, venti mesi prima dei barbiturici, ancora quell’amore sa trovare la leggerezza delle farfalle e dei petali, la stessa che hanno i sogni…
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DIPINTO DI JOHANNES SELIC
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LA FRASE DEL GIORNO
Triste orto abbandonato l'anima / si cinge di selvagge siepi / di amori: / morire è questo / ricoprirsi di rovi / nati in noi.
ANTONIA POZZI, Parole
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.
..una minuziosa fotografia...raccontata/sentita.
RispondiElimina..un sentire...così...
http://www.etimo.it/?term=sentire
"ricevere una impressione per mezzo dei sensi"
ciaoo Vania
Una natura che nel suo rigoglio strugge... stride forse rispetto al dolore che la Pozzi sentiva, lo fa più acuto e aspro...
RispondiEliminaUn saluto, RB
rileggendo alla luce di quel suicidio a 26 anni, tra le righe si trova - anche se meno che altrove - qualche traccia di quel malessere, anche se trasfigurata sotto forma romantica
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