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sabato 16 febbraio 2013

Strane cose

 

MAROSA DI GIORGIO

ANDANDO PER QUEL CAMPO, SPUNTAVANO, ALL’IMPROVVISO

Andando per quel campo, sbucavano all’improvviso quelle strane
cose. Le chiamavano, lì intorno, virtù o spiriti. Ma
in realtà erano il prodotto di esseri tristi, quasi immobili,
                          che mai uscivano da quel luogo.
Cose dell’altro mondo, sembrava, e quasi eterne,
perché il vento e la pioggia le lavavano e lucidavano, ogni volta
di più. Bisognava vedere quelle nevi, quelle creme,
quei funghi purissimi… Quella rugiada, quelle uova,
                           quegli specchi.
Scultura, o pittura, o scrittura, mai vista, ma facilmente
                           decifrabile.
Nel leggervi attraverso, sorgeva tutto il passato e risultava evidente
                           il futuro.
I poeti più grandi sono là, dove io dico.

(da Clavel y tenebrario, 1979)

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La poetessa uruguayana Marosa Di Giorgio amava molto la mitologia e un particolare luogo di moderni miti risulta essere anche questo campo vagamente surreale dove ad emergere sono alla fine le arti: è grazie ad esse, alla scultura, alla pittura, alla scrittura – e soprattutto alla poesia – che possiamo comprendere il passato e intravedere il futuro.

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FOTOGRAFIA © MICHAEL KAHN

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LA FRASE DEL GIORNO
Il compito attuale dell'arte è di introdurre il caos nell'ordine
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THEODOR ADORNO, Minima moralia




María Rosa di Giorgio Medici detta Marosa (Salto , 16 giugno 1932 – Montevideo, 17 agosto 2004), poetessa e scrittrice uruguaiana. Nella sua opera, inno alla natura e ai suoi mutamenti, la mitologia è una costante, così come lo stile sperimentale e l'erotismo selvaggio dei suoi testi.



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