Il poeta indiano Sunil Gangopadhyay è morto l’altro ieri a Calcutta. Era nato a Faridpur in Bangladesh – allora India britannica – nel 1934. Il presidente indiano Mukerjee ha commemorato la sua scomparsa sottolineando come “abbia arricchito la letteratura bengalese con il suo stile unico. Era uno dei maggiori intellettuali contemporanei e il vuoto lasciato dalla sua scomparsa non può essere colmato”. Gangopadhyay, scrittore prolifico – autore di oltre 200 opere – si dedicò anche alla narrativa e alla letteratura per l’infanzia, precisando però che la poesia “è il primo amore”.
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PRIMA DI ALLORA, PRIMA DI ALLORA
Dal dito della mia mano destra pende
un filo azzurro
che sarebbe la bandiera trionfante del paradiso
Ma di certo non è ancora il momento
Prima di allora, il fischio della gazza orientale
si deve posare sulle mie labbra
per ogni rivelazione
Prima di allora, amore tra le casse di polvere da sparo
prima di allora, prima di allora, prima di allora…
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IL FIUME LO SA
Sulla riva del fiume resta solitaria
la camicia azzurra di qualche infelice
Non c’è nulla, neppure la chiara luce del giorno
Un giorno inutile pieno d’ombra
Dove è andato quell’uomo?
Nell’acqua, all’improvviso,
cercando un inferno che coprisse il suo cuore?
O forse si è sdraiato
nell’ornato silenzio del bosco?
Sul suo corpo sono cadute
alcune foglie
Gli infelici non lasciano tracce
dei passi perduti
Ma sulla riva del fiume questo sciame di fili azzurri
sembra la favola vera di ogni vita
Come se l’essenza di qualche respiro,
la vanità di un regno perduto, una lettera spiacevole
fossero mie, perché fui io che un giorno
qui affogai in silenzio: il fiume lo sa.
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SGUARDO MOMENTANEO
Sei apparsa dall’altro lato della scarpata;
le tue labbra sazie del suono ondoso di un lago;
la brezza presa nel tuo velo come la randa di una barca.
Non calpestavano i tuoi piedi la terra.
Senza calpestare la terra con i piedi,
ti sei fermata coprendo l’orizzonte
come una dama di corte del paradiso
o una ninfa preraffaelita.
Un po’ più in là,
mentre riposavo all’ombra di un albero
leggevo la storia della dentizione umana,
la schiavitù del fuoco e un documento
sulla guerra del pane.
Alzo la testa e la guardo fisso,
Chi è? Neera? O un’altra donna simile?
Da dove sei venuta? E perché?
Dove fuggirai di nuovo?
La luce del tramonto invernale diventa rossa all’improvviso;
le onde alte e basse si susseguono senza fine,
come se la coscienza stesse giocando a nascondino.
Tutto è irreale - senza dubbio - come certa è la realtà
di quello sguardo momentaneo.
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LA FRASE DEL GIORNO
Quando un poeta ha posto la regina del suo cuore / sull’altare del tempio / allora, qualcuno dice che questa terra umana è diventata / più bella.
SUNIL GANGOPADHYAY
Incantevole, davvero, la produzione di Gangopadhyay. È sorprendente e preziosa la tua capacità di scovare poesia in ogni angolo del Pianeta. Grazie, c.
RispondiElimina...trovo queste poesia molto "coreografe"..e pregne di sentimento.
RispondiEliminaciaoo Vania
...la frase del giorno...è una summa.
Sono rimasto molto colpito dai versi che ho scelto come frase del giorno, che in effetti esprimono bene la mia idea poetica.
RispondiEliminaQuanto allo scovare poesia, non è facile, ma grazie alla Rete, a vecchi libri, a riviste e a qualche giornale, qualcosa trovo sempre