KONSTANTINOS KAVAFIS
LA CITTÀ
Hai detto: «Andrò per altra terra ed altro mare.
Una città migliore di questa ci sarà.
Tutti gli sforzi sono condanna scritta. E qua
giace sepolto, come un morto, il cuore.
E fino a quando, in questo desolato languore?
Dove mi volgo, dove l’occhio giro,
macerie nere della vita miro,
ch’io non seppi, per anni, che perdere e schiantare».
Né terre nuove troverai, né nuovi mari.
Ti verrà dietro la città. Per le vie girerai:
le stesse. E negli stessi quartieri invecchierai,
ti farai bianco nelle stesse mura.
Perenne approdo, questa città. Per la ventura
nave non c’è né via – speranza vana!
La vita che schiantasti in questa tana
breve, in tutta la terra l’hai persa, in tutti i mari.
(Traduzione di Filippomaria Pontani)
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Si fa in fretta a dire: “Parto, lascio tutto, me ne vado in America, in Australia, in Polinesia, a Cuba”. Sì, ce ne sono tanti che lo fanno, che emigrano magari in cerca di lavoro come i “cervelli in fuga”, come emigrarono verso terre lontane i nostri bisnonni facendo la fortuna di quei territori. Ma c’è da giurare che tutti loro, ovunque siano, provano ancora quel senso di appartenenza verso la terra natale, verso le radici, come Konstantinos Kavafis, il poeta greco che serbò nel cuore per tutta la vita l’originaria Alessandria d’Egitto, la patria che trasfigurò in una delle sue poesie più celebri: “Itaca t’ha donato il bel viaggio. / Senza di lei non ti mettevi in via. / Nulla ha da darti più. / E se la trovi povera, Itaca non t’ha illuso. / Reduce così saggio, così esperto, / avrai capito che vuol dire un’Itaca”.
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ALESSANDRIA D’EGITTO IN UNA CARTOLINA DEGLI ANNI 1910-1920
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LA FRASE DEL GIORNO
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
CESARE PAVESE, La luna e i falò
Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.
...le "radici" in questa poesia molto radicate/ancorate ....impossibile reciderle.....nonostante "tutto "...nonostante il "tutto".
RispondiEliminaciaooo Vania :)
Le radici non si possono recidere, mai...
RispondiElimina...e poi....molti vogliono reciderle...ma l'atto di nascita.....sempre in questo WORLD serve ....qualsiasi stupidata dei fare.:))
RispondiEliminaciaoo Vania :)