DEREK WALCOTT
RISSA CON LA CIURMA
C'era un bastardo a bordo, manco m'avesse marchiato -
era il cuoco, un idiota di Saint Vincent
con la pelle rossiccia come una corteccia spelata,
e gli occhi azzurri stinti; non mi mollava un secondo,
tipo che si credeva bianco. Avevo un quaderno,
questo che vedi, in cui scrivevo i miei versi,
bene, un giorno quello me lo strappa di mano
e inizia a lanciarlo a destra e a manca
al resto della ciurma, strillando: «Piglialo»,
e si mette a farmi il verso quasi fossi una dama
per via delle poesie. Certi casi sono da pugni,
altri da scalmiera, altri ancora da lama -
questo era da lama. Be', prima lo prego,
ma quello non smette di leggere: «O figli miei, o moglie mia»,
e fa finta di frignare, per far ridere gli altri:
guizza come un pesce volante, il coltello d'argento
che gli infilza il polpaccio, e lui che va giù lento,
lento, e mi diventa più bianco di quanto
si credeva di essere. Mi sa che certe cose
tra uomini servono. Non è giusto, ma è così.
Non gli ho fatto un gran male, solo un fottio
di sangue e Vincie e io fratelli,
ma nessuno fa più il coglione con la mia poesia.
(da The Star-Apple Kingdom, 1980 - Traduzione di Matteo Campagnoli)
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Quanti ne abbiamo conosciuti di idioti come quello con cui ha a che fare Shabine, il creolo che un giorno di agosto lascia la moglie Maria Concepcion e si imbarca come mozzo sulla goletta Flight, in un poema di Derek Walcott, Premio Nobel di Saint Lucia: ce ne sono in giro ancora di tipi simili, sono sempre esistiti, imbottiti di pregiudizi e preconcetti. Sono quelli che quando gli dici che scrivi poesie ti guardano in modo strano come se gli avessi confessato che sei uno psicopatico o che torturi i fiordalisi. Sono quelli che scambiano la sensibilità che serve per interpretare il mondo e coglierne la poesia con la debolezza o, peggio, la giudicano uno spreco di tempo. Quelli che ti chiedono “Ma che cosa ci guadagni?”. È un discorso già affrontato altre volte in questo blog. Ora ritorna grazie alla poesia di Walcott: e tutti noi che ci siamo sentiti chiedere “Ma a che cosa serve la poesia?” proviamo l’orgoglio di chi si sente vendicato da quel coltello d’argento che plana come un pesce volante sul polpaccio di un cuoco insensibile e pure un po’ scemo.
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JACK L. GRAY, “SCHOONER BLUENOSE”
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia, che è il sudore della perfezione ma che deve sembrare fresca come le gocce di pioggia sulla fronte di una statua, combina naturale e marmoreo, ma coniuga entrambi i tempi contemporaneamente: il passato e il presente, se il passato è la scultura e il presente le perline di rugiada sulla fronte o la pioggia del passato.
DEREK WALCOTT, Discorso per il Nobel, Accademia Svedese, 1992
Derek Walcott (Castries, 23 gennaio 1930), poeta e scrittore di Saint Lucia, premio Nobel per la letteratura nel 1992. Cultore appassionato di letterature classiche antiche, ha espresso con singolare vigore il senso di privazione di una propria storia, peculiare dei caraibici di ascendenza africana.
...la vita è bella perchè è varia...molte però è solo avarita.:))
RispondiEliminaciaooo Vania
già... c'è chi scrive poesie e chi si perde a guardare Grande Fratello
RispondiEliminaChe bella questa poesia , mi ricorda l'epoca del liceo, quando noi ragazzine stringevamo i nostri diari segreti come se fossero la cosa piu' preziosa al mondo. Dentro , di sicuro, non c'erano poesie belle come quelle del personaggio di Walcott, ma semplici parole che a rileggerle adesso, ci farebbero come minimo sorridere. Eppure ... cosa non avremmo fatto per difenderle dalla curiosità dei nostri genitori,da quella degli stupidi compagni di classe, o del ragazzo di cui eravamo innamorate!! :) erano il nostro piccolo tesoro.
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