Due poeti separati da millenni per raccontare dicembre, mese freddo e spoglio che porta l’anno alla fine e accorcia i giorni al lumicino prima del solstizio: dal V secolo avanti Cristo giunge la voce di Anacreonte, lirico greco qui mirabilmente e modernamente tradotto da Salvatore Quasimodo; dal Novecento ecco invece i versi del poeta-matematico lucano Leonardo Sinisgalli raccontare l’attesa di un amore nella pioggia gelata di dicembre.
ANACREONTE
INVERNO
Ecco il mese di Posidone
comincia; e gonfiano d'acqua
le nubi e cupamente
le impetuose bufere rombano.
(da Lirici greci - Traduzione di Salvatore Quasimodo)
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LEONARDO SINISGALLI
LO STESSO FATUO ALONE
Lo stesso fatuo alone della vesteRossa nel fumo delle nebbie di un tempo,
Lo stesso sgomento se tra gli alberi piovosi
Mi riporta dicembre a questa svolta.
Tu non vieni. La pena non ritarda
Lungo le mura, una voce
Mi chiama o il tuo colore che arde
Sotto la pioggia fine.
(La fioraia
Grida le eglantine.)
Tu non vieni.
La pena non ritarda
E fa più dolce il bene che ti aspetta.
(Entro lo scroscio della grondaia
Una voce diletta...)
(da Vidi le Muse, Mondadori, 1943)
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LA FRASE DEL GIORNO
Per un raggio di sole non è / lo sgelo. / Ancora l'intrico pallido / delle ombre / è l'unico ornamento della terra / sotto gli alberi nudi.
ANTONIA POZZI, Parole
...incredibile come ogni mese ha il suo messaggio...come ogni "cosa" può essere "illuminata/illuminante".
RispondiEliminaciaooo Vania
sì, e spesso neppure ce ne accorgiamo se non ci pensano gli altri a farcelo notare
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