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domenica 16 ottobre 2011

La poesia non c’è


KO UN

IL POETA

Fu a lungo un poeta.
Persino i bambini
e le donne
lo chiamavano "Poeta".
Più di chiunque altro
lui fu un Poeta.
Persino i maiali, i cinghiali,
grugnendo lo chiamavano "Poeta".
 
Partì per andare lontano, morì sulla via del ritorno.
Non un verso rimase nella sua capanna di paglia.
Fu forse un poeta che non scriveva poesie?
Un altro poeta
compose in sua vece una poesia.
Non appena scritta,
fiuuu
, volò via con una folata di vento.
 
Fu così che poesie di ogni spazio e tempo, scritte in migliaia di anni, seguendole
volarono via una per volta,
fiuuu
, con una folata di vento.
 
La poesia non c'è.

(da L’isola del canto, Lietocolle, 2009 – Traduzione di Vincenza D’Urso)

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“Il linguaggio... deve diventare il prodotto del silenzio - sorgente del significato - che viene prima dell'atto della parola”: la pratica del buddhismo Zen suggerisce al poeta sudcoreano Ko Un la cosmologia della poesia, la sua presenza in ogni cosa. Come rileva il critico Paolo Leoncini nella prefazione alla silloge “Nascendo dalla correlazione cosmologica, dalla necessità esistenziale, dal silenzio, la parola di Ko Un "non ha quasi bisogno di parole... il poeta della parola diventa così poeta dei silenzi". I significati del vivere (il tempo, l'amore, la nascita, la morte) sono colti come "ritmo" e come "eco" di un fluire sensoriale”. Il poeta ritratto da Ko Un paradossalmente non scrive un verso, è egli stesso la poesia, che interpreta con la sua vita – tutti lo chiamano poeta, perfino i maiali e i cinghiali. Il lettore diventa, a sua volta, interprete e coautore del testo, come sempre teorizzato da Octavio Paz: “Il lettore è un altro poeta”.

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IMMAGINE © SINO IMPRESSION

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LA FRASE DEL GIORNO
Nessuna poesia può rimanere su una scrivania o su uno schermo di Internet. Le poesie non esistono in antologie materiali. L'universo, lo spazio, l'immensità del tempo sono il loro palcoscenico più consono.
KO UN




Ko UnKo Un (Kunsan, 1° agosto 1933), è il massimo poeta sudcoreano del XX secolo. Monaco buddista, tornò allo stato laicale disgustato dalla corruzione del clero. Prese parte alla lotta per i diritti umani nel suo paese negli anni del regime militare, finendo anche in carcere. Sposatosi nel 1983, la sua vita si fece più tranquilla. È stato più volte candidato al Premio Nobel.

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