SIBILLA ALERAMO
LE MIE MANI
Le mie mani,
ricordando che tu le trovasti belle,
io accorata le bacio,
mani, tu dicesti,
a scrivere condannate crudelmente,
mani fatte per più dolci opere,
per carezze lunghe,
dicesti, e fra le tue le tenevi
leggere tremanti,
or ricordando te
lontano
che le mani soltanto mi baciasti,
io la mia bocca piano accarezzo.
(da Poesie, Mondadori, 1929)
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Sibilla Aleramo si fece notare giovanissima, dopo aver lasciato alle spalle un matrimonio disastroso, scrivendo articoli con tendenze socialiste e femministe, tanto da arrivare a soli 24 anni alla direzione del giornale milanese Italia femminile. Questi versi che emanano una grande sensualità sono certamente evocativi dello spirito di Sibilla. Adesso ci sembrano solo le tredici righe di una bella poesia, ma se proviamo a ricreare mentalmente l’atmosfera dell’inizio dello scorso secolo, dovevano risultare scandalosi, segno dell’indipendenza di una donna libera e coraggiosa, capace di innamorarsi e di far innamorare di sé grandi nomi della cultura italiana: Umberto Boccioni, Scipio Slataper, Giovanni Papini, Giovanni Cena, Giovanni Boine e soprattutto Dino Campana, con il quale ebbe la relazione più breve e più tormentata ma anche più intensa. Ma qui, in questa poesia, Sibilla Aleramo racconta la solitudine della memoria, il ricordo dell’amore e il desiderio, il sogno di ciò che neppure avvenne e che si trasforma in un bacio virtuale.
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Fotografia di Man Ray
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LA FRASE DEL GIORNO
Quale un vento che non ha pietà, / tutto ti rapina l’iddio della poesia.
SIBILLA ALERAMO, Selva d’amore
...ci sarebbero molte considerazioni/riflessioni da fare su questa poesia e sull'epoca in cui è stata scritta....e sarebbe bello paragonarla ai giorni nostri.
RispondiElimina...l'unica cosa che voglio dire è che la sensualità/fascino una donna o un uomo ce l'hanno o non ce l'hanno non si può invertarlo.
ciao Vania
Sul fascino sono d'accordo, sul senso un po' meno. E comunque è un ambito in cui tutto è molto soggettivo...
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