ANTONIA POZZI
FUOCHI DI SANT’ANTONIO
Fiamme nella sera del mio nome
sento ardere in riva
a un mare oscuro –
e lungo i porti divampare roghi
di vecchie cose,
d'alghe e di barche
naufragate.
E in me nulla che possa
esser arso,
ma ogni ora di mia vita
ancora – con il suo peso indistruttibile
presente –
nel cuore spento della notte
mi segue.
17 gennaio 1935
Dei falò di Sant’Antonio si è già parlato due anni fa, del loro significato antropologico e folkloristico. In questo 17 gennaio seguiamo lo sguardo di Antonia Pozzi, la tormentata poetessa milanese che si uccise nel 1938 a 26 anni. Possiamo immaginarla nella zona del lago di Como, sulla sponda lecchese, assistere da lontano a quei falò tradizionali, seguire il guizzare alto delle fiamme che ardono vecchi legni e oggetti da buttare. Li guarda e si domanda se non sia per caso possibile allo stesso modo bruciare all’interno di noi quello che ci fa soffrire, incenerire tutti i dolori e tutte le preoccupazioni. La risposta naturalmente è no e i versi lasciano un’impronta cupa e desolata che disegna inquietanti scenari.
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FOTOGRAFIA © URBAN
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LA FRASE DEL GIORNO
Il fuoco è l'anima di ogni luce, e nella luce si avvolge il fuoco.
GYÖRGY LUCÁSZ, Teoria del romanzo
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.
...belle le Tradizioni.
RispondiEliminaCiao Vania
... sì, e spesso ancora di più le spiegazioni illuminanti di Daniele.
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