LUIGI FIORENTINO
SICILIA
Lucide arance della Conca d'Oro
tra cielo e mare, e luccichio d'alloro.
Fuggono
campi di grano a margine d'ulivi,
crune di campanili
e cupole moresche alte nel sole.
(Albica vele, intorno, il mar di Scilla;
sembra la terra supplichi Aretusa.)
Colà, le donne han gli occhi di giaietto,
e il sangue avvampa
nei miti venti che sui colli strisciano.
La casa-cuore accoglie il passeggero.
Per strappare un triangolo di verde
catene d'uomini frangono le rocce
e s'innalzano nenie al solleone.
(Nella piana dove atterrì il Ciclope,
eterna-azzurra dei sospiri d'Aci,
bruciano forze arcane il Solitario.)
Narcisi, i mandorli nei fiumi
creano sogni bianchi
e a spigolo di strada,
a mezzo d'agavi e vigne,
stride lento il carretto
già che tra sparsi templi,
figlia del sole, la locusta grilla.
Tutta la terra è musica che vive.
(da Basalto del tuo corpo, Maia, 1951)
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Goethe nel suo Viaggio in Italia scrisse che “Senza la Sicilia, l'Italia non lascia traccia nell'anima: qui si trova la chiave di tutto”. È quello che ho pensato anch'io davanti a tanti monumenti, respirando la storia tra le rovine, guardando le città arroccate sui colli sullo sfondo del cielo. Luigi Fiorentino, nato a Mazara del Vallo nel 1913 ed emigrato a Siena, dove insegnò alla Scuola per Stranieri, coglie questo lato sospeso tra favola e mito, ma lo fa con pudore, in questa sorta di controcanto messo tra parentesi. Preferisce disporre l’animo all’aspetto più sanguigno e umano della Sicilia, alla nostalgia che prova per la sua terra.
La sua descrizione non si lascia andare al luogo comune, neppure quando inserisce elementi folkloristici, come il carretto che attraversa la riarsa terra rossa tra gli antichi templi: racconta una terra ospitale – splendida è l’immagine della “casa-cuore” – dove la natura è bellissima ma talora avara. Una piccola “Wunderkammer” siciliana dove sono raccolte le atmosfere che il viaggiatore, partendo, si porta negli occhi e nel cuore.
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Ragusa, il Duomo – Fotografia © Daniele Riva
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LA FRASE DEL GIORNO
Anima antica, grigia / di rancori, torni a quel vento, annusi / il delicato muschio che riveste / i giganti sospinti giù dal cielo.
SALVATORE QUASIMODO, Ed è subito sera
...molto affascinante...questa poesia.
RispondiElimina...sono convinta...che tutto ciò che "vediamo/amiamo"...con il cuore...ha un calore/colore privilegiato nella nostra esistenza.
ciao Vania
Verissimo, Vania. La Sicilia è anche nel mio cuore, dal 2002
RispondiEliminaCiao, sono la figlia minore di Luigi Fiorentino, l'autore di questa (e molte altre poesie), mi chiamo Beatrice Fiorentino. Mi sono imbattuta in questo link per puro caso e... che dire? sono piuttosto emozionata...
RispondiEliminal'emozione è anche mia... purtroppo la poesia non ha più nella società odierna il valore che aveva ad esempio ai tempi dei Greci o nel Rinascimento. Quelli che a torto sono considerati minori - come Luigi Fiorentino, del quale ho solo le sei poesie inserite nell'Antologia dei poeti italiani dell'ultimo secolo (Martello) - rappresentano uno spaccato del mondo spesso più veritiero. Beatrice, mi fa davvero piacere questo suo intervento. E mi riprometto un post monografico in occasione del centenario, che secondo i dati in mio possesso cadrà il 13 febbraio del prossimo anno.
RispondiEliminaSempre più commossa...
RispondiEliminaDici giusto (possiamo darci del tu?), il centenario della nascita cade esattamente il 13 febbraio del prossimo anno e ti sarò immensamente grata se vorrai dedicargli un pensiero. Anche noi stiamo cercando di darci da fare per commemorare la sua figura in qualche modo, certo che la strada, come puoi immaginare, è piuttosto irta.
Ti segnalo un sito dedicato a mio padre: http://www.luigi-fiorentino.it
Onestamente non lo trovo granchè ma è pur sempre qualcosa...
Oltre alla poesia, sto cercando di promuovere ed eventualmente provare a ripubblicare la sua opera in prosa che mi sembra davvero interessante anche e forse soprattutto per il punto di vista storicamente inedito che propone. Forse non ti rivelo nulla ma scrisse due romanzi, il primo dedicato a Pietro Savorgnan di Brazzà, il secondo "Cavalli 8, uomini..." è una sorta di diario della sua deportazione e prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale. Fammi sapere se ti interessa qualcosa. Non ho a disposizione molto materiale, le copie sono praticamente esaurite ma in qualche modo posso farti avere del materiale. Infine, mi pare degna di nota la sua attività come critico letterario e come direttore della rivista "Ausonia". Diede spazio a molti giovani letterati e saggisti all'epoca.
Mi sono iscritta alla tua pagina facebook, mi piacerebbe restare in contatto se ti va.
Ti sono davvero molto molto grata. Non posso descriverti l'emozione... Grazie!