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lunedì 13 settembre 2010

Vivo settembre di Lombardia

  

SALVATORE QUASIMODO

ORA CHE SALE IL GIORNO

Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.

È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.

Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!

(da Ed è subito sera, Mondadori, 1942)

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Il tema della solitudine e dell’esilio, così presente nella poetica di Salvatore Quasimodo, si alimenta qui della dolcezza settembrina della pianura lombarda. Nella luce del mattino il verde si allarga, si distende ubertoso tra canali e navigli, tra marcite e fontanili. Maturano i fichi, le more, i gelsi. I campi di mais sono come eserciti schierati, ogni soldato ritto in ordinate file in attesa dell’elefantiaco macchinario che verrà a raccogliere le pannocchie. Un contrasto troppo grande con la terra di Sicilia così cara al poeta, bruciata dall’arsura dell’estate: eppure proprio lì, in quel rigoglio di verde che ancora non teme l’arrivo dell’autunno, Quasimodo si rifugia per ricordare la propria terra, il paradiso perduto che tanta nostalgia gli lascia nel cuore.

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Salici in riva all’Adda - Fotografia © Daniele Riva

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LA FRASE DEL GIORNO

Ogni nostalgia è una specie di vecchiaia.
JOÃO GUIMARÃES ROSA, Grande Sertão




Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.  Essenziale ed epigrammatico, ha  temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


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