Sono trascorsi 2500 anni, giorno più giorno meno, dalla battaglia di Maratona, quando i Greci ebbero la meglio per la prima volta sui Persiani in una battaglia di terra. La data indicata come tradizionale in cui i navigli persiani ripresero il mare è infatti il 12 settembre dell’anno 490 avanti Cristo; alcuni storici la anticipano di un mese, considerando il giorno indicato come quello in cui in realtà si svolsero i festeggiamenti; altri dubbi sono sulla differenza tra i mesi spartani e quelli ateniesi.
Comunque, quello che importa è che nel corso di quest’anno ricorrono i 2500 anni dalla battaglia, tanto che la Grecia celebra l’evento con un’apposita moneta da 2 euro.
L’impero achemenide di Dario stava attuando una politica espansionista sia per motivi economici sia per l’orgoglio persiano: già c’erano state battaglie disastrose per la sin troppo divisa lega greca: Efeso, Mileto, la Tracia avevano dovuto sottostare a Dario, che non era riuscito a passare il monte Athos a causa di una tempesta che ne decimò la flotta. Riorganizzatasi, nel 490 in breve l’armata persiana guidata dal nipote di Dario, Artaferne, conquistò le Cicladi, Nasso, Paro, Delo, Dati, Teno, Andro e Caristo. Ormai era minacciata Eretria, la principale alleata di Atene: era sotto assedio. Atene chiese aiuto a Platea e Sparta: gli Spartani risposero che sarebbero intervenuti solo al termine delle loro feste Carnee, cioè dopo il 20 settembre. Non ci fu tempo di aspettare: i Persiani erano ormai pronti allo scontro. Sul campo c’erano circa 10.000 ateniesi spalleggiati da 1.000 Plateesi e, sul fronte avverso, la notevole forza di Dario, Persiani e Saci, divisa però in 11.000 uomini di fanteria e 10.000 marinai rimasti sulle navi.
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Navi persiane a Maratona – Ricostruzione © EDSITEment
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Per otto giorni gli eserciti rimasero accampati senza che accadesse nulla. Poi scoppiò la scintilla: Eretria venne espugnata e rasa al suolo; i suoi abitanti furono venduti come schiavi senza che Atene potesse o volesse muovere un dito. Callimaco, il polemarco che guidava le truppe terrestri, accampato vicino al tempio di Eracle, capì che Artaferne ora poteva liberamente muovere per mare contro Atene, lasciando l’altro generale Dati a Maratona a condurre schermaglie. Il consiglio di guerra tenuto in fretta e furia vide prevalere l’opinione di Milziade, lo stratega, che optava per l’attacco immediato. Cinque sì e quattro no: Callimaco però aspettò fino all’ultimo, quando gli giunse notizia dell’imbarco persiano sulle navi. A quel punto il turno di comando, che passava a rotazione tra i vari generali, toccò a Milziade. Il generale dispose i suoi 11.000 soldati in file parallele, entrò nella piana e attaccò. La strategia prevedeva che le ali avanzassero più veloci del centro dello schieramento: i Persiani premettero proprio sul centro e finirono in breve avvolti da un doppio cordone di greci. L’unica via d’uscita era la ritirata verso le navi. E così avvenne: Dati perse sette navi e 6.400 uomini, i caduti ateniesi furono solo 192, tra i quali Callimaco e un altro generale, Cinegiro, fratello di Eschilo; anche il grande poeta tragico era tra l’altro presente alla battaglia. Intanto Artaferne attendeva il segnale di attacco navale: arrivò, fatto dai cospiratori interni ad Atene attraverso un riflesso sul Monte Pentelico. Ma gli Ateniesi, subodorando la rivolta e le intenzioni persiane, rientrarono in fretta al Falero e il condottiero persiano rinunciò all’impresa.
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.L’avvolgimento: i Greci (nero) mettono in fuga i Persiani (rosso) © US Militar Academy
Così racconta Erodoto nelle sue “Storie”: “La battaglia ingaggiata a Maratona durò lungo tempo. E al centro, dove erano schierati i Persiani e i Saci, loro alleati, avevano la meglio i barbari: sicché da questa parte essi vincevano e, sgominate le file avversarie, inseguivano i nemici all'interno del paese. Alle due ali invece erano più forti Ateniesi e Plateesi. Ma questi, pur essendo vincitori, non si diedero ad inseguire la parte dei barbari che sfuggiva, mentre, facendo una conversione delle due ali, presero a combattere contro quelle truppe che in quel momento avevano la meglio sugli Ateniesi al centro, e la vittoria così arrise agli Ateniesi”.
E nacque la leggenda che porterà alla nascita della moderna “maratona”, la gara di corsa sui 42 Km e 195 metri: un soldato di nome Fidippide venne inviato in città a comunicare il fausto esito della battaglia. Corse per 37 km (la distanza classica fu fissata alle Olimpiadi di Londra per arrivare giusti giusti al palco reale dal castello di Windsor), gridò “Νενικήκαμεν!”, ovvero “Abbiamo vinto”, stramazzò al suolo stravolto dalla fatica e morì.
Jean-Pierre Cortot, “Il soldato di Maratona annuncia la vittoria”
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La vittoria di Maratona non decise le sorti del conflitto tra Greci e Persiani, né determinò la supremazia di un popolo sull’altro. La sua importanza è un’altra: fu il primo vagito dell’Europa.
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Maratona oggi – Fotografia © Adam Carr
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LA FRASE DEL GIORNO
Se un uomo non colpisce per primo sarà colpito per primo.
ATENAGORA DI SIRACUSA
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