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giovedì 2 settembre 2010

Kafka e la bella ragazza


FRANZ KAFKA

IL RIFIUTO

Se incontro una bella ragazza e la prego: “Sii buona, vieni con me” e lei mi passa davanti muta, con questo ella vuol dire: “Tu non sei un duca dal nome alato, non sei un americano tarchiato dalla corporatura indiana, dagli occhi orizzontali, dalla pelle levigata dall’aria delle praterie e dei fiumi che le irrigano, non hai viaggiato verso i grandi laghi e sopra di essi, che si trovano non so dove. Perciò ti prego di dirmi, perché dovrei io, una bella ragazza venire con te?”.

“Tu dimentichi che nel vicolo non ti porta nessuna automobile molleggiante; non vedo i signori in abiti attillati che compongono il tuo seguito, mentre, mormorando benedizioni sopra di te, ti seguono in un semicerchio preciso; il tuo seno è ben raccolto nel tuo corpetto, ma le tue gambe e le tue anche si compensano di quelle austerità; tu indossi un vestito di taffettà pieghettato, come piaceva tanto nell’autunno scorso a noi tutti, eppure tu sorridi, con questa minaccia alla vita indosso, di quando in quando.”

“Si, abbiamo ragione entrambi, e per non rendercene irrefutabilmente conto, è meglio che ciascuno vada a casa solo”.

(da “Racconti”, Mondadori, 1970)

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Un giovane uomo, una giovane donna. Si incontrano per la strada o in qualche luogo, lui prova un’avance, vuole rompere la sua solitudine, avere una compagna con cui parlare, condividere la sera. Lei non dice nulla, passa leggera come un’apparizione. L’uomo in quel silenzio legge però tante parole: il rifiuto assume i motivi di una situazione sociale, di un’inadeguatezza. Ma l’orgoglio ferito è in grado di rispondere, muto anch’esso, a quel silenzioso proclama: la bellezza che era sembrata così accattivante in principio è una bellezza comune, anzi, con qualche piccolo difetto; l’abbigliamento stesso appare outré, fuori moda. La conclusione è da favola esopica, una morale conveniente che ricorda tanto la vicenda della volpe che non poteva raggiungere l’uva e la disprezzava solo perché inarrivabile.

Gli passa una bella ragazza davanti e Kafka si perde in queste disquisizioni, mah…

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Tamara de Lempicka, “Ritratto di ragazza con vestito verde”

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LA FRASE DEL GIORNO
Una sera ho preso sulle ginocchia la Bellezza. / - E l'ho trovata amara.
ARTHUR RIMBAUD, Una stagione all’Inferno




Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924), scrittore boemo di lingua tedesca. Le sue opere  - quasi sconvolgenti allucinazioni - descrivono esperienze di un'inquietante assurdità facendo uso di una scrittura lucida, straordinariamente precisa e realistica nei dettagli e nel tratteggiare fatti inauditi come momenti della più normale quotidianità.


2 commenti:

  1. ...credo che alle volte ogni persona detenga la verità che gli fà comodo e giusta .... l'importante è essere coerenti con se stessi...alla fine.

    ciao Vania

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  2. a me fa venire in mente che le incomprensioni spesso generano le solitudini

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