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martedì 27 luglio 2010

Valeri e i nuovi giorni

 

DIEGO VALERI

SOLITUDINE

Solitudine dura e cara,
compagna dei miei tardi giorni,
alla mensa d’erba amara,
al torbo vino dei ricordi,
soli siamo, tu ed io.
Pur non è triste il nostro stato:
una dolcezza lenta di oblío
già impolvera e copre il passato.
E fuori ride un cielo,
splende il prato di tenere erbe.
Ancora sui rami del futuro
la speranza ha fior del verde.

(da I nuovi giorni, All’Insegna del Pesce d’oro, 1962)

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Il critico Giuseppe Raimondi scriveva nella prefazione a questa raccolta: “La poesia di Diego Valeri ha visto accadere le due guerre del secolo, e lo spazio in mezzo alle due, e quello, più desolante ancora, che si prolunga dopo la seconda; e ci avvilisce tutti. Solo questo uomo è sereno, che, con gesto discreto, e aiutando le parole con un’attenzione di ordine musicale, può, ogni tanto, prendere la penna e comporre i suoi fragili componimenti in versi. Piccole composizioni, costruzioni, dove la luce, l’aria e il respiro di chi le elabora, sono la parte maggiore, o sono il vuoto e l’ombra di un disegno, di un’armatura che è fatta, di volta in volta, di un pensiero improvviso, di un’impressione, di un nulla che è trapassato, fulmineo, dai suoi occhi al cuore, alla mente. Poiché il movimento iniziale, la prima operazione, in codesta poesia, è quella di chi, alzando, girando gli occhi, vede e sente. Così, di tanto in tanto, per non lasciare che proprio ogni cosa si perda e si confonda, laggiù dalle parti dell’orizzonte, egli tenta il gioco sereno delle parole”.

Diego Valeri sa che la poesia è la salvezza, che nei versi si può intravedere uno sprazzo di realtà e comprenderla. E continua a scrivere – nel 1962 ha 75 anni. Quello che gli resta è il passato, sono i ricordi che lo assecondano nella solitudine degli ultimi anni: non si abbatte, non si dispera, trova nella memoria la dolcezza della speranza. Se guarda fuori, il mondo è lo stesso di sempre, con il cielo azzurro e i suoi prati verdi, e in quella serenità dolorosamente raggiunta si aprono i “nuovi giorni” del domani che danno il titolo alla raccolta.

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Frederic Leighton, “Solitudine”

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LA FRASE DEL GIORNO
Vivo in quella solitudine che è penosa in gioventù, ma deliziosa negli anni della maturità.
ALBERT EINSTEIN, Pensieri degli anni difficili




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


4 commenti:

  1. ...direi che oggi non riesco a leggere nulla...ripasserò....
    niente solitudine....
    riso...7,90€
    aranciata senza bollicine ...9 €
    caffè...70€...
    vado sennò mi sbancano...;)
    ciaooo Vania

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  2. ...allora...non si è mai soli quando si tra le mani una poesia !?....affermazione / domanda.
    grazie della risposta.:)
    ciaooo Vania

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  3. La poesia è lo strumento con cui il poeta legge il mondo e la realtà. Non può alleviargli la solitudine, anzi forse è in grado di accrescerla, di acuire la sua sensibilità. Ma Valeri, ormai in là con gli anni - ne ha 75 quando scrive questa poesia - ha ormai accettato la solitudine, che pesa soltanto a chi se la fa pesare. L'uomo solo non è "sempre in cattiva compagnia" come scrisse qualcuno... anzi, c'è gente che è sola anche in mezzo a un migliaio di persone.

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