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domenica 2 maggio 2010

Ma ride la valle

DIEGO VALERI

FIORITA

Così scialba l’aria, il sole
così stanco. Ma ride la valle;
splende l’erba, splendono le gialle
margherite; le farfalle in danza
lampeggiano d’amore.
Terra umana, che ancora dài fiore
quando in cielo non c’è più speranza.

(da Il flauto a due canne, 1958)

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È una raccolta matura “Il flauto a due canne”, che Diego Valeri pubblica a 71 anni. Una vita che già ha superato l’estate e si avvia nell’autunno, che si riempie di malinconie e pensa alla sorte umana, a quell’essere come le foglie destinate a staccarsi dal ramo, mentre la natura continua nel suo inesorabile corso di stagioni, e ora è il tempo della nuova fioritura.

Ma la poesia è ancora una volta portatrice di salvezza, come sottolinea il critico Enea Balmas: “Valeri può salutare e celebrare la sua più alta conquista. La lunga opera di incantazione della morte, di quella morte subito intravista, fin dall’inizio, non appena si fosse sollevato un lembo del velame che fascia le cose, a lungo inseguita e stuzzicata, invocata e respinta, amata e odiata, conclude qui, qui essa è risolta e perfetta. (...) Non vi è posto per il rimpianto, in questo sentimento di pienezza finalmente raggiunto. La poesia ha ammaliato la morte”.

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 .Fotografia © Daniele Riva

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LA FRASE DEL GIORNO
Vivere è come scolpire: bisogna togliere, tirare via il di più.
MAURO CORONA, Cani, camosci, cuculi (e un corvo)




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


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