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lunedì 12 aprile 2010

Il vento e l’arboscello


UMBERTO SABA

L’ARBOSCELLO

Oggi il tempo è di pioggia.
Sembra il giorno una sera,
sembra la primavera
un autunno, ed un gran vento devasta
l'arboscello che sta - e non pare - saldo;
par tra le piante un giovanetto alto
troppo per la sua troppa verde età.
Tu lo guardi. Hai pietà
forse di tutti quei candidi fiori
che la bora gli toglie; e sono frutta,
sono dolci conserve
per l'inverno quei fiori che tra l'erbe
cadono. E se ne duole la tua vasta
maternità.

(da Il canzoniere, 1951)

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Un giorno di primavera come ne capitano: pioggia, vento, freddo. E ci scappa di dire che sembra novembre. Lì nel giardino una giovane pianta da frutta - un susino, un albicocco, un pero – si piega al forte vento e sembra spezzarsi da un momento all’altro, rimanendo però sempre in piedi. Al poeta triestino Umberto Saba sembra un adolescente alto e magro, troppo alto e troppo magro per la sua età, colpito da grandi sventure: quei fiori che la tempesta gli strappa sono le speranze che se ne vanno, le occasioni che fuggono e che non si concretizzeranno più. La moglie di Saba invece, che con il poeta guarda la scena dalla finestra, si dispiace, con il senso pratico e materno delle donne, per quei fiori perduti che non diventeranno frutti e poi marmellate: partecipa di quell’inespresso dolore con pietà tutta femminile.

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John Shanabrook, "Alberi nella tempesta"

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LA FRASE DEL GIORNO
C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo. / Le sue speranze assieme alle faville / del focolaio si alzavano. Alcuna / guarda! - è rimasta.
UMBERTO SABA, Il Canzoniere




Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), poeta italiano tra i massimi del ‘900. Di famiglia ebraica, fu avviato agli studî commerciali, e fu per lunghi anni direttore e proprietario di una libreria antiquaria a Trieste. La sua poesia, quasi intimo diario e confessione, indaga le cose ultime, la donna, l’amore, il senso atavico del dolore. La sua opera è raccolta nel Canzoniere.

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