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lunedì 28 settembre 2009

Un milione di scale


EUGENIO MONTALE
HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO…

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

(da Satura, 1971 – Xenia, II, 5)


Gli “Xenia” nell’antica Grecia erano i doni offerti agli ospiti. In questo settore di “Satura” Eugenio Montale ne fa dei doni votivi, un’offerta memoriale alla moglie “Mosca”, Drusilla Tanzi, morta nel 1963. Delle poesie a lei dedicate questa, datata 20 novembre 1967, è la più struggente: si può avvertire tutto lo sgomento di un uomo che è rimasto solo, che si trova a viaggiare senza più la compagna di una vita e sente tutta la grandezza di quel vuoto. Il dire montaliano si fa sommesso, discorsivo, quasi in un monologo con la moglie: l’interlocutore ancora una volta in Montale è assente, immateriale. Il poeta, ora che compie da solo il viaggio della vita, riconosce in “Mosca” la guida dei suoi giorni: la realtà, adesso che lei non c’è più, viene ulteriormente ridimensionata – tecnicamente con il recupero dell’aneddoto, del gesto. A Montale risulta ora chiaro che camminava nel mondo al braccio della moglie non perché così fosse più facile cogliere la realtà sensibile e fenomenica ma perché solo i suoi occhi, per quanto miopi, erano gli unici in grado di cogliere l’altra realtà, quella di un messaggio divino senza il quale la realtà – e il poeta ora lo comprende, sarebbe priva di significato.


Helen Allington, "La scala, Whittington Court, Gloucestershire"

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LA FRASE DEL GIORNO
Noi esistiamo soltanto in quanto stiamo uniti.
JOSEPH CONRAD, Lord Jim




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

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