La poesia è ovunque, come la vita. Le stazioni e i vagoni della metropolitana, queste viscere delle città in cui si scende come nel proprio Ade quotidiano, sono un luogo di incontro dove ci fondiamo e ci misuriamo con l’umanità. Diventiamo piccola parte di quella folla di impiegate, operai, manager, studenti, badanti, suonatori di fisarmonica, donne dell’est europeo che accattonano con voce dolente ripetendo la stessa cantilenante tiritera… Non possiamo sfuggire, una volta dentro, una volta passato l’abbonamento sulla macchinetta magnetica o timbrato il biglietto da un euro: ci immergiamo in quelle luci artificiali, in quell’arcipelago di pubblicità, nelle notizie che provengono dagli schermi televisivi, affrontiamo il caldo d’estate, mitigato dai ventilatori che spruzzano acqua, e il freddo d’inverno, stringendoci nei nostri cappotti e nelle nostre sciarpe. Anche la claustrofobia che abbiamo forse sentito le prime volte se n’è andata, diventa routine. Così come la paura che abbiamo provato nei giorni successivi all’11 settembre, alla strage di Atocha a Madrid, all’attacco nella metropolitana di Londra…
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HANS MAGNUS ENZENSBERGER
METRÒ DI PIAZZA WITTENBERG
Quelli che sulle scale mobili
ti scendono incontro, giù
nell’Ade quotidiano, il vecchio
assorto nella scontrosità del suo cuore,
la donna avvilita
mormorante tra sé qualcosa d’amaro:
entrambi, pervasi d’entusiasmo
un tempo, chissà quando, furono svagati,
fuori di sé, raggianti
di baldanza, oppure no?
Com’è successo? Da quando? E perché?
Fuori, ormai, anche la neve si è ridotta
a fanghiglia.
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EZRA POUND
IN UNA STAZIONE DEL METRÒ
Questi volti apparsi nella folla;
petali su un ramo umido e nero.
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SÉAMUS HEANEY
METROPOLITANA
Fu qui, sotto la volta del tunnel,
tu a correre davanti nel tuo cappotto da viaggio,
io dietro come un agile dio per raggiungerti
prima che ti mutassi in giunco
o in qualche nuovo fiore, bianco
e carminio. Caddero dal cappotto svolazzante
uno a uno i bottoni in breve traccia
tra metropolitana e Albert Hall.
Luna di miele sotto la luna, per il concerto
tardi, e muore l'eco dei nostri passi. Ora
pietre di luna torno come Hänsel a cercare,
il cammino a ritroso ripercorro,
come Hänsel raccolgo i tuoi bottoni
fra il vento e fioca luce di stazioni.
Partiti i treni, umide le rotaie
nude e tese a seguirti come me
e dannato io sia se guardo indietro.
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LA FRASE DEL GIORNO
Si sa, in una città come Milano la metropolitana non è un mezzo di trasporto, ma è la protagonista della quotidiana commedia umana, il nostro comune inferno o purgatorio.
Scendo, entro, e resto stupito. Cos'hanno oggi i miei compagni di viaggio per starsene lì imbambolati, come in sospeso, con quell'attesa dipinta sui volti, le mani raccolte in grembo, dolcemente imbarazzati come si vergognassero un po' per quello sconveniente abbandono? Nel vagone, fattosi improvvisamente silenzioso, qualcuno sta suonando Vivaldi.
FERRUCCIO PARAZZOLI, MM rossa
La metro è una contunua fonte d'ispirazione...
RispondiEliminaC'è l'umanità in cammino...
RispondiEliminaPer la prima volta mi capita di essere contento di aver terminato la lettura di un libro. MM Rossa, di Ferruccio Parazzoli è un libricino di sole 96 pagine, ma le ho portate avanti veramente con fatica. Colpa mia, lo ammetto. Colpa mia perchè forse in questo periodo non mi interessava un libro su milano, e soprattutto milanese nella descrizione fugace dei luoghi, nei continui cambi di passo, nei flashback e nei riferimenti ad una città passata. Colpa mia perchè in questo periodo non mi sento appassionato dalla lettura. Colpa mia perchè alla lettura sto ritagliando davvero pochi spazi. Fatto sta che con questo libro non ho mai avuto feeling, non ho mai sentito treasporto e forse mi sono anche trattenuto dal cercarlo.
RispondiEliminahttp://savinodicorato.blogspot.com/2010/02/mm-rossa-di-ferruccio-parazzoli.html
ricordo di averlo letto, qualche anno fa... andato via leggero, sulla linea rossa
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