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martedì 30 giugno 2009

Aforismi dal “Dorian Gray”

“Il ritratto di Dorian Gray”, così come la maggior parte delle opere di Oscar Wilde, è una miniera di aforismi: lo scrittore irlandese li disseminava qua e là sulla pagina come delle pietre preziose su un tessuto. Con la sua sintassi semplice e classica provava a svegliare l’Inghilterra vittoriana dal suo torpore, a pungerla per vedere se vi scorreva ancora del sangue. Ed ecco che allora Wilde spazia tra arte e filosofia, tra società e vita con battute impudenti e al contempo irresistibili che rovesciano i clichés e li rivestono di nuovo.

Da “Il ritratto di Dorian Gray” (1890):

Al mondo non c’è che una cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé.

Le cose più comuni divengono deliziose, appena si sappia nasconderle.

In realtà la coscienza e la viltà sono la stessa cosa. Coscienza è l’etichetta commerciale del prodotto: viltà.

Di questi tempi un cuore infranto vien tirato in molte edizioni.

Il genio dura senza dubbio più a lungo della bellezza.

L’unico modo di liberarsi di una tentazione è di cedervi.

Io adoro i piaceri semplici. Sono l’ultimo rifugio della complicazione.

I giovani vogliono essere fedeli, e non lo sono; i vecchi vorrebbero esser infedeli, e non possono.

Oggi la gente conosce il prezzo di tutte le cose, e ne ignora il valore.

Un grande poeta, un poeta veramente grande, è la meno poetica di tutte le creature.

L’esperienza non ha valore etico. È semplicemente un’etichetta con la quale designiamo i nostri errori.

Il modo migliore per sciupare un carattere è correggerlo.

Il teatro mi piace. È tanto più vero della vita.

Il passato ha una sola grazia, quella di essere passato.

L’arte è assai più astratta di quanto pensiamo.

Anche il ricordo della gioia ha la sua amarezza, e quello del piacere il suo dolore.

La vita è un insieme di nervi, fibre e cellule faticosamente cresciute, nelle quali il pensiero si nasconde, e la passione si illude.




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LA FRASE DEL GIORNO
Il critico deve educare il pubblico; l’artista deve educare il critico.
OSCAR WILDE, In difesa di “Dorian Gray”




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