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giovedì 28 maggio 2009

Stile Oxford


“I poeti che brutte creature” recita un verso di una canzone di Francesco De Gregori. E in un’altra il cantautore romano parla ancora di loro: “ipocriti e gelosi come gatti, / sognano di premi letterari / e pugnalano alle spalle gli amici più cari”. Sembra impossibile che creature capaci di elevare le parole, di dare un tocco etereo a ciò che scrivono, possano finire preda dei peggiori istinti umani. Eppure la rivalità tra Montale e Ungaretti è notoria: non si potevano sopportare.

È dell’altro ieri la notizia di un’incresciosa bega tra poeti capitata a Oxford: la Facoltà di Poesia, una delle più prestigiose dell’Università inglese, era stata assegnata neanche una settimana fa per la prima volta in 301 anni a una donna, Ruth Padel, poetessa che tra i suoi avi conta nientemeno che Charles Darwin. All’ultimo momento era stata preferita al più accreditato Derek Walcott, settantanovenne poeta e drammaturgo caraibico, premiato con il Nobel per la Letteratura nel 1992. Il peso sulla bilancia che ha fatto propendere per la Padel è stata una denuncia per molestie sessuali intentata a Walcott da un’allieva nel lontano 1982, quando il poeta di Saint Lucia insegnava negli Stati Uniti. Ampi stralci del libro in cui Walcott veniva accusato sono stati pubblicati sui quotidiani britannici. Screditato il Premio Nobel, l’Accademia che doveva affidare l’incarico ha dovuto ripiegare sulla seconda in graduatoria, Ruth Padel.

Ebbene, Ruth Padel, dopo pochi giorni sulla prestigiosa cattedra, ha confessato di essere stata lei a far avere ad alcuni amici giornalisti la notizia delle molestie di Walcott: pensava che costoro avrebbero “seguito la storia in maniera responsabile”. Dei giornalisti! Risultato: in seguito alla campagna diffamatoria da lei orchestrata contro Derek Walcott, la Padel si è dimessa, gettando le paladine femministe nello sconforto – non credevano che si sarebbe comportata come un uomo…


Oxford (Fotografia Public Domain Pictures)


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LA FRASE DEL GIORNO
Si può essere più furbi di un altro, ma non più furbi di tutti gli altri.
FRANÇOIS DE LA ROCHEFOUCAULD, Massime e riflessioni, 394

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