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martedì 10 febbraio 2009

Il discorso mancato di Pio XI


Pochi giorni dopo aver celebrato il 17° anniversario di pontificato, il 10 febbraio 1939 moriva in Vaticano papa Pio XI: la salute del pontefice, quasi ottantaduenne, era malandata, e certo non gli giovò il periodo in cui si trovò ad essere a capo della Chiesa. Era preoccupato per le misure adottate dal regime fascista e per le infami leggi razziali che erano state appena adottate, era impensierito dalle incrinature diplomatiche tra Stato e Chiesa seguite al Concordato del 1929.

Fa luce sugli ultimi giorni di Pio XI il gesuita Giovanni Sale su Avvenire. Il redattore della "Civiltà Cattolica" spiega, sulla base di documenti consultati nell'Archivio Vaticano: «Un dossier della Segreteria di Stato, sistemato e accompagnato da opportuni commenti da monsignor Domenico Tardini, a quel tempo segretario della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, contiene importanti documenti, relativi ad alcune questioni trattate dal Papa nelle ultime settimane di vita. Non mancano osservazioni sulla materia razziale o sui provvedimenti contro la dottrina cattolica che amareggiavano il cuore del papa. Preoccupazioni che gli provocavano delle vere e proprie crisi cardiache». 

A testimonianza il gesuita aggiunge una trascrizione datata 28 dicembre 1938, finora inedita, con la quale il nunzio apostolico in Italia Francesco Borgongini Duca riferiva il colloquio con Galeazzo Ciano: «In seguito al vulnus del Concordato, il decennale della Conciliazione si presenta piuttosto male: tutti i cattolici si sentono umiliati, senza nessuna nostra colpa; però è un fatto che da quando funziona l’asse Roma-Berlino, sono cominciati i nostri dolori e siete arrivati a vulnerare il Concordato. Voi potete comprendere come tutti i cattolici ne siano allarmatissimi. Di più, S. E. il Capo del Governo [Mussolini] ha trattato troppo male il Papa, ed una Sua augusta Lettera è stata lasciata senza esser presa in considerazione e senza risposta». 

In un discorso ai cardinali per il Natale 1938, lo stesso Pio XI aveva dimostrato tutta la sua tristezza: «Dobbiamo purtroppo dire che l’auspicato decennale, così come a Noi viene od è fatto venire, non può portare la serena letizia, alla quale sola vorremmo far luogo, ma piuttosto arreca vere e gravi preoccupazioni e amare tristezze. Tristezze amare davvero, quando si tratta di vere e molteplici vessazioni — non diciamo proprio generali — ma certo molto numerose e in luoghi parecchi, contro l’Azione Cattolica, questa risaputa pupilla degli occhi Nostri, la quale — lo si è dovuto riconoscere e confessare anche dalla manomissione delle diverse sedi e dei loro archivi — la quale Azione Cattolica non fa né politica né non desiderate concorrenze, ma unicamente intende a fare dei buoni cristiani viventi il loro cristianesimo, e perciò stesso elementi di primo ordine per il bene pubblico, massime in un paese cattolico come l’Italia, e come anche i fatti hanno dimostrato». 

La scomparsa di Pio XI impedì i festeggiamenti per il decennale del Concordato, che la Chiesa intendeva svolgere senza la partecipazione del governo: il discorso di Papa Ratti, visionato e lievemente ritoccato dal card. Pacelli, sarebbe stato molto duro con Mussolini e avrebbe toccato il nervo scoperto delle persecuzioni razziali. Purtroppo, rimase negli archivi vaticani, e solo nel 1959 sarebbe stato in parte pubblicato, con il consenso di Giovanni XXIII.

La storia fatta con i "se" avrebbe di che costruire ponti e castelli in aria su questo fantomatico discorso: sarebbe potuto cambiare il corso della Seconda Guerra Mondiale, almeno per l'Italia?



Fotografia © Nicola Perscheid



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LA FRASE DEL GIORNO
La verità e la giustizia sono anche le sole vere e solide basi del benessere degli individui e dei popoli ancora, mentre sta scritto nel libro divino: Miseros facit populos peccatum.
PIO XI, Allocuzione ai cardinali, 24 dicembre 1938



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