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mercoledì 29 ottobre 2008

I cani e la chimera


Questa mattina ho sentito una pubblicità alla radio che mi ha fatto sobbalzare. È la peraltro lodevolissima campagna del Comune di Milano per diffondere l'anagrafe canina attraverso l'inserimento di un microchip innocuo e indolore sottopelle: la tecnologia consente di ritrovare gli animali smarriti o fuggiti e anche quelli ignobilmente abbandonati da bestie che vorrebbero essere chiamate uomini.

Ma lo slogan finale "...e poi costa ancora meno far chippare il tuo cane" mi ha fatto prima sbellicare dalle risate, perché qui al Nord nell'italiano dialettale "cippare" (così si legge) significa "cinguettare", e allora mi sono immaginato decine di cani al parco che cantavano come canarini, e poi che chiacchieravano fitti e a voce bassa, ovvero "spettegolavano", secondo l'accezione traslata del termine derivato da "cipà".

Poi però, come ogni volta che assisto ad un atto di violenza contro la lingua italiana, all'ilarità è subentrato lo sdegno per questa orrenda chimera che si spera lo Zingarelli non accolga come neologismo nell'edizione 2010 del vocabolario. Una chimera, un mostro composto da elementi di lingue diverse, come "scannerizzare", usato invece di scansionare, e altri tecnicismi legati al mondo informatico: loggare, linkare, cyberterrorismo, hackeraggio. Un altro ibrido orribile è diffuso nel mondo del commercio - ma io giurerei che c'entrino ancora quelli dei computer, in quanto la prima volta l'ho sentito quando ho comprato una scheda grafica - è "Ivato" nel senso di "comprensivo di IVA".

Nel caso di "chippare" vi è poi l'ambiguità della "ch" dura: si dovrebbe leggere come se fosse "kippare". Era certamente meglio servirsi di una perifrasi: "il chip per il tuo cane costa ancora meno". Ma la pubblicità, si sa, vive dei suoi slogan brevi e ad effetto e i creativi hanno molto spesso manie di grandezza quanto ai neologismi: basti ricordare l'«amaricante» e il «digestimola» degli Anni '70.

Comunque, ero lì che mi facevo la barba e ridevo come un matto pensando a cani che cinguettavano, tutti in fila sul loro trespolo dentro un'enorme gabbia...



Thierry Poncelet, "The Troubadour"



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LA FRASE DEL GIORNO
Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato e ne provo un fastidio intollerabile.
ITALO CALVINO, Lezioni americane

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