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lunedì 18 agosto 2008

Il mistero di Stonehenge


Spazzati in permanenza dal vento, i “menhir” di Stonehenge si ergono sulla pianura di Salisbury, nell’Inghilterra meridionale, da oltre cinquemila anni. Un altro enigma che appassiona da sempre, come i “moai” dell’Isola di Pasqua o le piramidi egiziane: circa un milione di turisti ogni anno, davanti a quelle pietre alte fino a sette metri e pesanti anche quarantacinque tonnellate, si chiedono perché furono erette e perché furono collocate in quella posizione magica, a formare un cerchio il cui ingresso punta al levare del sole il giorno del solstizio d’estate.

Il professor Timothy Darvill, archeologo dell’Università di Bournemouth, con una dozzina di studenti ed un collega, sta esaminando alcune scaglie staccatesi da quelle pietre grigie e blu e conta di ottenere risultati entro sei mesi. “Per la prima volta”, spiega, “le tecnologie moderne saranno utilizzate per datare il sito con precisione”. Le stime sull’età di Stonehenge variano tra il 3000 e il 2500 avanti Cristo.

“Stonehenge era un luogo sacro dove i malati andavano a cercare una guarigione miracolosa” dice il professor Darvill. In effetti, fino al XVIII secolo la popolazione del luogo era solita staccare schegge di roccia dai “menhir” per tenere lontane le malattie o per risanare gli ammalati: sul sito sono stati ritrovati in proporzione anomala i resti di persone morte a causa di problemi di salute. Scavi precedenti hanno constatato che già nel Neolitico, quindi ben prima che le gigantesche pietre fossero innalzate, la popolazione europea giungeva in pellegrinaggio a Stonehenge.

“Era una sorta di Santiago de Compostela, di Lourdes preistorica” dice l’archeologo. Sui poteri magici e soprannaturali del luogo lo scienziato non sa però dare alcuna spiegazione.



Fotografia © Public Domain Pictures



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LA FRASE DEL GIORNO
Forse i sogni sono i ricordi che l’anima ha del corpo.
JOSÉ SARAMAGO, Il Vangelo secondo
Gesù

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