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martedì 3 giugno 2008

Un attimo felice


MNEMÒSINE - Non ti sei mai chiesto perché un attimo, simile a tanti del passato, debba farti d'un tratto felice, felice come un dio? Tu guardavi l'ulivo, l'ulivo sul viottolo che hai percorso ogni giorno per anni, e viene il giorno che il fastidio ti lascia e tu carezzi il vecchio tronco con lo sguardo, quasi fosse un amico ritrovato e ti dicesse proprio la sola parola che il tuo cuore attendeva. Altre volte è l'occhiata di un passante qualunque. Altre volte la pioggia che insiste da giorni. O lo strido strepitoso di un uccello. O una nube che diresti di aver già veduto. Per un attimo il tempo si ferma, e la cosa banale te la senti nel cuore come se il prima e il dopo non esistessero più. Non ti sei chiesto il suo perché?

ESIODO - Tu stessa lo dici. Quell'attimo ha reso la cosa un ricordo, un modello.


È un breve stralcio dal dialoghetto "Le Muse", tratto da "Dialoghi con Leucò", opera atipica nella produzione di Cesare Pavese. Come scrisse lo stesso scrittore piemontese nel risvolto di copertina della prima edizione, qui viene svelato "un nuovo aspetto del suo temperamento. Non c'è scrittore autentico che non abbia i suoi quarti di luna, il suo capriccio, la sua musa nascosta, che a un tratto lo induca a farsi eremita". La bizzarria sarebbe questo fare letteratura su una passione continuativa, quella nata sui banchi di scuola per il mito, per "i suoi totem e tabù, i suoi selvaggi, gli spiriti della vegetazione, l'assassinio rituale, la sfera mitica e il culto dei morti". Nella prefazione Pavese aggiunge che "il mito è un linguaggio, un mezzo espressivo, cioè non qualcosa di arbitrario ma un vivaio di simboli cui appartiene - come a tutti i linguaggi - una particolare sostanza di significati che null'altro potrebbe rendere".

Mnemòsine, la madre delle Muse, è la dea della memoria, figlia del Cielo (Urano) e della Terra (Gea). Zeus le si presentò per nove notti sul monte Pierio con le sembianze di un pastore e generò con lei le figlie, ispiratrici di tutte le arti.
Qui parla con il poeta-contadino Esiodo, che adombra lo stesso Pavese, legato alle colline e alla terra. Esiodo, padre della poesia occidentale, scrisse la "Teogonia", che ricostruiva le stirpi divine e l'origine della vita.

Il ricordo, dice Mnemòsine, non è che un piccolo assaggio dell'immortalità, il rivivere l'attimo; infatti l'esistenza della dea è composta solo di questi attimi: "Ogni gesto che fate ripete un modello divino" dice ad Esiodo. Per venerarla basta solo che il poeta dica agli altri uomini queste cose: da qui nasce la poesia. Del resto, citando lo stesso Pavese "L'esercizio della memoria è un piacere e un bene perché implica conoscenza" (Il mestiere di vivere, 10 settembre 1944).




Dante Gabriel Rossetti, "Mnemosyne"




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LA FRASE DEL GIORNO
Il rimpianto, come il desiderio, non cerca di analizzarsi, ma di soddisfarsi.
MARCEL PROUST, All'ombra delle fanciulle in fiore




Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950), scrittore, poeta, traduttore, saggista e critico letterario italiano. Nato poeta con Lavorare stanca, si è poi dedicato alla narrativa scrivendo romanzi famosissimi: Paesi tuoiLa luna e i falòLa casa in collina. I suoi temi principali sono il mito e la terra.


2 commenti:

  1. è l'attenzione che noi stessi poniamo alle piccole cose
    che le rende più importanti

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  2. È quel rendersene conto all'improvviso, quasi sussultando, quello che un brutto verbo derivato dall'inglese indica come "realizzare".

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