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giovedì 29 maggio 2008

Juan Ramón Jiménez


Il 29 maggio 1958 moriva a Puerto Rico il poeta spagnolo Juan Ramón Jiménez. Era nato a Huelva, in Andalusia, nel 1881.

La poesia di Jiménez, Premio Nobel per la Letteratura nel 1956, è un viaggio interiore alla ricerca dell'assoluto nella bellezza. E questo percorso è seguito con ansia di scoperta, è un ricostruire come a voler radunare i frantumi di uno specchio o riconoscere il mare dai suo riflessi. Il mare, simbolo stesso della bellezza assoluta, è uno dei temi più cari a Jiménez, protagonista in "Diario de un poeta reciencasado", opera del 1917, che racconta della traversata oceanica per raggiungere l'amata negli Stati Uniti. Un mare che assurge toni da creatura, con i suoi odi e i suoi amori umani.

La passione per Zenobia, conosciuta a Madrid nel 1912 e sposata quattro anni più tardi a New York, porta anche l'amore al centro dell'ispirazione e della poesia, incarnando quei riflessi ideali. Jiménez ora conosce la strada per muoversi tra la realtà e il sogno, tra il buio e la luce, tra il vero e il falso. Segue questa via con la compagna fedele, con la Musa, fino alla scoperta, nell'ultima raccolta "Animale di fondo", del 1948: quell'assoluto che ha cercato per tutta la vita è Dio, in uno scambio continuo. Un Dio insito nell'anima del poeta, quell'infinito che aveva appena intravisto in "La estación total": "L'infinito /sta dentro. Io sono / l'infinito raccolto. /Lei, Poesia, Amore, il centro / indubitabile".


Jiménez in un francobollo spagnolo del 1982


POESIE DI JUAN RAMON JIMENEZ

da "Diario di poeta e di mare" (1917):

CIELO

Cielo, parola grande
quanto il mare
che ci lasciamo dietro, che scordiamo
.


*

MARE

Solo un momento! Mare, poter essere
ogni istante diverso, come te,
forte, senza cadute -
Mare calmo, - di cuore freddo e di anima eterna -
mare, ostinata effigie del presente!


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da "Eternità" (1918):

Venne, dapprima, pura,
vestita d'innocenza.
E l'amai come un bimbo.

Dopo s'andò coprendo
di non so quali vesti.

E presi, senza saperlo, ad odiarla.
Fu infine una regina,
sfarzosa di tesori...
Che ira, quale amarezza insensata!

...Ma ecco, s'andò svestendo.
E io le sorridevo.

Rimase con la tunica
dell'innocenza antica.
Credetti ancora in lei.

E si tolse la tunica,
apparì tutta nuda... Oh poesia nuda,
passione della mia vita,
ora mia per sempre!

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da "Pietra e cielo" (1919)

Che lacerazione immensa,
quella della mia vita nel tutto
per stare, con tutto me stesso,
in ogni cosa;
per non smettere di stare
con tutto me stesso, in ogni cosa!



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da "Animale di fondo" (1948)

COSCIENZA PIENA

Tu mi porti, coscienza piena, tu dio desiderante,
per tutto il mondo - In questo terzo mare
quasi odo la tua voce; la voce del vento
che occupa totalmente il movimento,
e dei colori e delle luci
marini ed eterni.
La tua voce di fuoco bianco
nella totalità dell'acqua, della nave, del cielo
che con delizia delinea le rotte
e fulgidamente m'incide l'orbita mia sicura
di corpo nero
con il diamante lucido entro sé.





La casa natale del poeta a Moguer,
ora Museo Zenobia y Juan Ramon Jiménez


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LA FRASE DEL GIORNO
Innamorato del silenzio, il poeta non può fare altro che parlare.
OCTAVIO PAZ, Corrente alterna




JimenezJuan Ramón Jiménez (Palos de Moguer, 24 dicembre 1881 - San Juan, Portorico, 29 maggio 1958), poeta spagnolo premiato con il Nobel nel 1956, fu uno dei principali esponenti della Generazione del ’14 e del Modernismo. La sua ricerca poetica lo portò a privilegiare la poesia nuda ed essenziale, fatta solo di immagine e di parola al di là della musicalità esteriore.


3 commenti:

  1. Piedra y cielo: che fascino la descrizione della consistenza del proprio io nel tutto, come voler partecipare dell'onnipresenza dell'Onnipresente...ma questo..lacera.
    Perchè lacera?
    Perchè ci si divide? No, non può essere: ci si deve moltiplicare nelle cose, non dividere.

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  2. Ieri leggevo una poesia di Raffaele Carrieri: in pratica dice di voler entrare in una stanza e riempirla completamente, ogni angolo... Non so, la poesia di Jiménez vive di questa ansia: è una ricerca continua dell'assoluta bellezza ma ha questo strisciante doloroso substrato inesplicabile. Vorrei spiegarlo con la gioventù: Piedra y cielo è una raccolta scritta intorno ai 27 anni. Nella maturità si placa, come dimostra "Coscienza piena".

    Io forse vorrei condividere più che dividere. E questo poi non è che moltiplicare il nostro piccolo essere.

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