Era il 1° maggio di cento anni fa quando un omone della Bassa Parmense, amico del padre, mostrò alla finestra di una casa di Fontanelle di Roccabianca un bambino appena nato, designandolo come "un nuovo socialista". Quel neonato era Giovannino Guareschi e non sarebbe diventato socialista, ma anzi un fiero oppositore di quelle idee e un uomo talmente coerente da scontare 406 giorni di carcere a difesa della libertà di espressione, quando era direttore di “Candido”, dopo una querelle con il leader democristiano Alcide De Gasperi.
Guareschi, scomparso nel 1968, va annoverato tra gli umoristi del dopoguerra: nonostante sia stato avversato per anni non solo dai "nemici" appartenenti alla sinistra, ma anche, dagli "amici" democristiani, non sfigura con Campanile, Flaiano, Zavattini e Marchesi. Il suo "Mondo piccolo", quel territorio sanguigno e umano che vive attorno all'argine del Po, ha avvinto generazioni di lettori mostrando gli amici-nemici don Camillo e Peppone sempre in lotta, sempre in disaccordo, ma con un rispetto reciproco che ai giorni nostri sembra divenuto merce rara. Si fanno scherzi atroci, ritorsioni, vendette, arrivano anche a menare le mani, ma tutto si ricompone davanti a un bicchiere di Lambrusco. Guareschi sembra dirci che sì, sono diversi, ma appartengono a una stessa medaglia, ne sono i due lati, opposti e indivisibili.
"Chi li ha creati è la Bassa" scrisse Guareschi nel 1953 dei suoi personaggi. "Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l'alfabeto. E, sul finire del 1951, quando il grande fiume ha spaccato gli argini e ha allagato i campi felici della Bassa e da lettori stranieri mi sono arrivati pacchi di coperte e indumenti «per la gente di don Camillo e di Peppone», allora mi sono commosso come se, invece di essere un cretino qualsiasi, fossi un cretino importante".
Tre mostre, a cura di Giorgio Casamatti e Guido Conti omaggiano lo scrittore a Parma - alla Palatina, in Galleria San Ludovico e presso il Museo il Castello dei Burattini: “Guareschi nascita di un umorista. «Bazar» e la satira a Parma dal 1908 al 1937”.
Guareschi, scomparso nel 1968, va annoverato tra gli umoristi del dopoguerra: nonostante sia stato avversato per anni non solo dai "nemici" appartenenti alla sinistra, ma anche, dagli "amici" democristiani, non sfigura con Campanile, Flaiano, Zavattini e Marchesi. Il suo "Mondo piccolo", quel territorio sanguigno e umano che vive attorno all'argine del Po, ha avvinto generazioni di lettori mostrando gli amici-nemici don Camillo e Peppone sempre in lotta, sempre in disaccordo, ma con un rispetto reciproco che ai giorni nostri sembra divenuto merce rara. Si fanno scherzi atroci, ritorsioni, vendette, arrivano anche a menare le mani, ma tutto si ricompone davanti a un bicchiere di Lambrusco. Guareschi sembra dirci che sì, sono diversi, ma appartengono a una stessa medaglia, ne sono i due lati, opposti e indivisibili.
"Chi li ha creati è la Bassa" scrisse Guareschi nel 1953 dei suoi personaggi. "Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l'alfabeto. E, sul finire del 1951, quando il grande fiume ha spaccato gli argini e ha allagato i campi felici della Bassa e da lettori stranieri mi sono arrivati pacchi di coperte e indumenti «per la gente di don Camillo e di Peppone», allora mi sono commosso come se, invece di essere un cretino qualsiasi, fossi un cretino importante".
Tre mostre, a cura di Giorgio Casamatti e Guido Conti omaggiano lo scrittore a Parma - alla Palatina, in Galleria San Ludovico e presso il Museo il Castello dei Burattini: “Guareschi nascita di un umorista. «Bazar» e la satira a Parma dal 1908 al 1937”.
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LA FRASE DEL GIORNO
Il passato promette tante di quelle cose.
GUNTER GRASS, La Ratta
Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1º maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968), scrittore, giornalista, umorista e caricaturista italiano. Ha raccolto in varî volumi i suoi racconti e raccontini di un idillico ma talvolta efficace umorismo: grande successo, in Italia e all'estero, ha avuto Don Camillo (1948), anche per i film che ne furono tratti.
Indimenticabile, la prorompente e sottile ironia di Giovannino...!
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