Pagine

mercoledì 30 aprile 2008

Le fotografie

 

ALESSANDRO PARRONCHI

NOI DUE IN UNA VECCHIA FOTO RITROVATA


Un passo più leggero una mente più audace
slittare sulla terra con te che ti volgevi
verso me come a un'uva...
Io procedevo incerto, e il mare era lontano
l'ombra delle colline volava via piano
la tazza del piacere s'accostava alle labbra
ma per allontanarsi, il tuo piede
che premeva le nubi, la mano
che premeva il mio fianco...
E il duomo accanto com'era bianco!
E l'incenso esalava dalle porte
dolce come la morte!
Io passare con te per quelle porte!
L'aria era traversata da colombi in amore...

Guardando noi rimasti all'altra riva,
lontani, da una riva non più verde
risuscita la gioia rediviva
di una vita passata di cui nulla si perde.

(da Nuovo cammino, 1996)


Le fotografie sono istanti rubati allo scorrere del tempo, piccoli secondi strappati all’oblio dei giorni, incorniciati, chiusi nei cassetti, avvolti in fogli d’album come farfalle spillate, affidati ai bytes invisibili di un disco fisso o di un CD.
Raccontano infinitesime parti di noi, dei luoghi dove siamo stati, delle persone che abbiamo incontrato; rimangono come pietre miliari sulle strade delle nostre vite, minuscoli puntini tracciati su una linea retta.

Ritrovo in una poesia di Alessandro Parronchi un'altra similitudine sulle fotografie: il tempo è un fiume, dice il poeta fiorentino e i punti sono le due rive, sempre più lontane con il passare degli anni.


Fotografia © Family Handyman



* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
La strada è una lode allo spazio. Ogni tratto di strada ha senso in se stesso e ci invita alla sosta.
MILAN KUNDERA, L’immortalità




Alessandro Parronchi (Firenze, 26 dicembre 1914 – 6 gennaio 2007), poeta, storico dell'arte e traduttore italiano. Con il suo stile ricercato è passato da un ermetismo  incantato a un intimismo che trae giovamento dalla consolazione della memoria: per questo le sue poesie sono oggetto di un meditato lavorio con cui il ricordo media l’emozione.



3 commenti:

  1. c'era un tempo in cui coltivavo i ricordi, mi dava emozione voltarmi indietro, rivedere ciò che era stato

    ora invece non ne ho più bisogno: vivo intensamente il presente e preconizzo lievemente il futuro più prossimo, ma senza ansia...

    i ricordi, se pur lieti, sono diventati fardelli che non ho più la forza di trascinare

    non li ho cancellati,li ho solo riposti: so che, in ogni momento, posso tornarli a vivificare

    RispondiElimina
  2. Io invece non li cerco: saltano fuori come dalla "madeleinette" che Proust inzuppava nel tè. Non li rimpiango, questo sì, ma sono una parte di me, com'ero... con tutti gli errori e tutte le gioie. Insomma, voglio bene ai miei ricordi.

    RispondiElimina
  3. il ricordo è un amico prezioso

    non devi avere paura del passato

    RispondiElimina