GIOVANNI RABONI
QUARE TRISTIS - PERCHÉ
Quare tristis – perché
sempre, nella veglia e nel sonno,
nell’omissione e nell’adempimento,
l’anima ci fa così male?
Noi che la custodiamo
senza amarla, senza conoscerla
nella gabbietta delle nostre ossa
come il vetro di una lanterna
custodisce la fiamma
sappiamo soltanto che è lei,
lei che non ha né tendini né sangue,
la compagnia più sanguinosa.
Tu come lei invisibile
proteggici dal suo silenzio,
fa’ che sentiamo in tempo la sua voce.
(da Quare tristis, Mondadori, 1998)
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"Quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me?" recita il Salmo 42. Perché sei triste, anima mia? Perché mi turbi? Parte da quel versetto Giovanni Raboni per mettersi a nudo, per esprimere quell'invisibile dolore umano che non si può spiegare con la fisica, invisibile come quel Dio cui il poeta milanese si appella: "Tanto difficile da immaginare / davvero, il paradiso".
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TANYA HANSEN, "I COLORI DELL'ANIMA"
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LA FRASE DEL GIORNO
Come uno che sta sognando e sa / di sognare e nel sogno si ribella al sogno.
GIOVANNI RABONI, Quare tristis
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Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004), poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "generazione degli anni Trenta. Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta Le case della Vetra (1966) una poetica d'intonazione civile ma anche esistenziale con toni piani e sommessi.

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