ROBERTO JUARROZ
UNDICESIMA POESIA VERTICALE, IV, 1
La condizione malsana
di non poter pensare insieme,
di non poter pensare all’unisono,
di non poter concepire un pensiero unico
tra noi due,
ci separa senza rimedio.
Per questo la più grande tentazione
di due esseri che si avvicinano
è quella di fondare un nuovo dio,
un dio che comprenda se stesso
e corregga questo errore,
questo trauma fatale
degli dei divisi.
(da Undicesima poesia verticale, 1988)
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Se l’unione è quello che gli innamorati cercano – “l’antica unità il cui desiderio e la cui ricerca costituiscono quello che noi chiamiamo amore” come teorizza Platone nel Simposio – allora la sua impossibilità è il fallimento, dice il poeta argentino Roberto Juarroz. Eppure, incessantemente andiamo alla ricerca di questo sogno: “Nella sua metà la mia metà riunisco” recita un verso di Ronsard.
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ERICA ROBIN, "YIN E YANG"
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LA FRASE DEL GIORNO
In quel riposo, trovandosi ad essere uno e senza divisione, senza divisione anche all’interno di sé, al punto che la loro intelligenza pareva smarrita, la loro memoria vuota, la loro volontà inutile, essa stava in piedi in quel riposo come dinanzi a un sorgere del sole e si perdeva interamente in lui, essa e le sue particolarità terrestri.
ROBERT MUSIL, L’uomo senza qualità
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Roberto Juarroz (Coronel Dorrego, 5 ottobre 1925 – Buenos Aires, 31 marzo 1995), poeta, saggista e bibliotecario argentino. La sua opera, salvo le prime Sei poesie scelte del 1960 è riunita con il titolo unico di Poesia verticale. Varia solo il numero d'ordine, da raccolta a raccolta, fino alla quattordicesima, uscita postuma nel 1997.
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