VITTORIO SERENI
VIA SCARLATTI
Con non altri che te
è il colloquio.
Non lunga tra due golfi di clamore
va, tutta case, la via;
ma l'apre d'un tratto uno squarcio
ove irrompono sparuti
monelli e forse il sole a primavera.
Adesso dentro lei par sempre sera.
Oltre anche più s'abbuia,
è cenere e fumo la via.
Ma i volti i volti non so dire:
ombra più ombra di fatica e d'ira.
A quella pena irride
uno scatto di tacchi adolescenti
l'improvviso sgolarsi d'un duetto
d'opera accorso a un capannello.
E qui t'aspetto.
(da Gli strumenti umani, 1947)
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A Milano Via Scarlatti è ancora oggi come la descrive il poeta Vittorio Sereni: una strada tra alti palazzi che collega Corso Buenos Aires al piazzale della Stazione Centrale: i “monelli” ora sono riders in bicicletta o ragazzi in monopattino. E il poeta che è in ognuno di noi, ancora aspetta, aspetta in quella via della memoria, in quella strada dove al civico 27 sorgeva la vecchia casa, dove è tornato ad abitare dopo la guerra e la prigionia, dove ridevano i volti amati.
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VIA SCARLATTI NEGLI ANNI ‘30
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LA FRASE DEL GIORNO
Ma nulla senza amore è l'aria pura / l'amore è nulla senza la gioventù.
VITTORIO SERENI, Gli strumenti umani
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Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.
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